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giovedì 18 luglio 2019

#SENZA_TAGLI / I tweet razzisti di Trump e casa nostra (Stefano Catone)

Perché non se ne tornano indietro e aiutano a sistemare i posti totalmente guasti e infestati dal crimine dai quali provengono? Poi potranno tornare e mostrarci come hanno fatto.

Termina così, con «perché non se ne tornano al loro Paese», una serie di tweet che il presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, ha indirizzato contro quattro deputate, quattro donne, non bianche. «Tre delle quali – ha fatto notare giustamente Il Post – peraltro sono nate negli Stati Uniti: Alexandria Ocasio-Cortez, nata a New York da genitori portoricani, l’afro-americana Ayanna Pressley, Rashida Tlaib, figlia di immigrati palestinesi, e Ilhan Omar, nata in Somalia ed emigrata successivamente in Minnesota».

È così interessante – ha scritto Trump nei primi tweet – vedere deputate Democratiche ‘progressiste’, che sono originariamente venute da paesi in cui i governi sono una completa e totale catastrofe, i peggiori, più corrotti e inetti al mondo (quando non hanno proprio un governo), adesso dire ad alta voce al popolo degli Stati Uniti, la nazione più grande e potente sulla Terra, come il nostro governo deve essere gestito…

Le quattro donne sarebbero “colpevoli” di aver denunciato le condizioni alle quali sono sottoposte persone migranti al confine degli Stati Uniti. Proprio in queste ore, tra l’altro, scatteranno operazioni contro gli immigrati irregolari.

Oppure, forse, la loro colpa non è neppure quella di non essere bianche, ma non solo. La loro colpa è di non essere americane da sufficienti generazioni. La loro colpa è che il sangue che scorre nelle loro vene non è ancora sufficientemente americano. Ecco perché le affermazioni di Trump sono ancor più gravi di quanto non possano apparire a una prima lettura. Affermare che non si è cittadini perché il proprio sangue non è puro e ben oltre il razzismo: è riaffermare una divisione razziale e, contestualmente, teorizzare l’esistenza di razze pure. Se i tuoi genitori sono portoricani, non importa che tu sia nata negli Stati Uniti: non sarai mai pienamente cittadina di questo paese, nel pensiero di Trump.

Non siamo così lontani da chi pensa che la cittadinanza sia una concessione che viene elargita a chi non è cittadino per sangue. E che quindi, in quanto concessione, possa essere revocata. Questo è quanto c’è scritto nel decreto sicurezza e immigrazione voluto da questo governo che prevede, oltre a misure che minano la parte buona del nostro sistema di accoglienza, piccole, odiose e discriminatorie modifiche alla disciplina della cittadinanza. Tra queste c’è, appunto, la revoca della cittadinanza per coloro i quali non siano cittadini italiani per sangue. Sia chiaro: la revoca è disposta per fatti gravissimi, collegati al terrorismo. Ma sia altrettanto chiaro: i crimini possono essere i più gravi, ma introdurre la revoca della cittadinanza solamente per una categoria di cittadini (i non “purosangue”) significa dire che quelle persone non sono italiane fino in fondo, non al 100%. A loro la cittadinanza è stata concessa (non riconosciuta) e può essere revocata. Sono, in definitiva, cittadini di serie B. Ordinare gerarchicamente categorie di persone e cittadini è solo il primo passo verso l’abisso.

*** Stefano CATONE, I tweet razzisti di Trump e le divisioni razziali di casa nostra, 'Possibile', 15 luglio 2019, qui


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