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sabato 25 maggio 2019

#SGUARDI POIETICI / Condizione per essere ricordati (Luljeta Lleshanaku)

Questa è la tomba di una donna romana
nell’anno 135 A.C.:
“I genitori l’hanno chiamata Claudia.
Amava suo marito con tutto il cuore.
Ha avuto due maschi. Era piacevole nella conversazione e paziente.
Ha tenuto su bene la casa. Filava la lana.”

Anche le donne che conosco io
possono essere descritte in maniera così semplice, in un solo verso:
M. che le pentole di rame puliva con la sabbia;
L. per il futuro sognava dei figli ma si è scontrata con la brevità della vita.
Sh. nel preparare da mangiare non aveva rivali.
H. che non riusciva a non parlare del fratello, ucciso in un agguato.
K. che toglieva la peluria dal viso con una maschera di uova e zucchero.
F. che per prima ha scoperto che il vestito bianco si abbina alla rosa gialla.
D. che stirava una riga perfetta sulla manica del marito
anche quando era certa che sarebbe uscito con un’altra.
G. che faceva commuovere chiunque con i suoi lamenti per i morti.
P. che andava d’accordo con la suocera. S. che abortiva ogni sei mesi.
T. che aveva sempre una calza rotta e un sorriso dolce.
N. che quando era in forma faceva un ottimo caffè.
R. che ha raccolto con le mani l’intestino del figlio
quando un treno merci l’ha investito in pieno.
Solo con un verso,
economico come i testi dei telegrammi: 20 centesimi a carattere,
magari stampato pieno di refusi dagli impiegati postali,
come unico modo per essere ricordati.

*** Luljeta LLESHANAKU, 1968, poeta albanese, da Homo Antarcticus, 2015, traduzione di Julian Zhara, in 'internopoesia', 15 maggio 2019, qui


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