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sabato 4 maggio 2019

#FAVOLE & RACCONTI / Mario, ma qui tutti lo chiamiamo... (Massimo Ferrario)

Gelosissimo. Da sempre. Lei lo sapeva e lo prendeva in giro.
Lui, Mario, faceva di tutto per non darlo a vedere. E quando lei, per stuzzicarlo e farlo inquietare, gli chiedeva se, nel caso fosse rimasta vedova, lui le avrebbe 'permesso' di avere nuove relazioni con altri uomini, lui fingeva noncuranza. Poi, se proprio lei insisteva, per farle capire quanto fosse di vedute aperte e moderno, nell'ipotesi di una sua morte addirittura la incitava a non portare il lutto come ancora facevano al suo paese e a restare chiusa in casa per anni. "Voglio che tu continui a vivere la tua vita, per carità", le ripeteva. "Io, dall'alto del cielo, se ti risposerai o ti darai alle gioie del mondo, ti benedirò."
Lei ogni volta lo abbracciava, fingendo di credergli.
E comunque questa sua gelosia era un segno di amore che la lusingava: anche lei lo amava e guai se fosse venuta a sapere di un suo tradimento.

Il loro matrimonio durava ormai da oltre un lustro e tutti li additavano come coppia perfetta. E se in realtà, sia lui che lei, si concedevano ogni tanto qualche 'svago' extraconiugale, rigorosamente tenuto nascosto sia all'uno che all'altra, poco importava: quel che non si sa non esiste.

Ma venne il brutto giorno di quell'esame medico.
Una visita di routine: nulla faceva presagire il terribile responso che annientò entrambi. A Mario furono pronosticati sei mesi di vita. E il medico era stato drastico: non c'era terapia che lo avrebbe potuto salvare.

Prima di morire Mario confermò alla moglie che avrebbe dovuto rifarsi una vita: lui sarebbe stato contento, lei era ancora giovane e ne aveva diritto. 
Ma la moglie l'aveva tranquillizzato: «Ti sarò fedele per sempre. Sì, per sempre. Te lo prometto». 

Mario si presentò in cielo.
L'Angelo guardiano consultò il registro. In fondo era un buon uomo: sì, qualche scappatella fuori dal matrimonio, ma sempre legatissimo alla moglie, cui non aveva fatto mancare nulla. E poi, nella vita e sul lavoro, sempre rispettoso, aperto agli altri, pronto ad aiutare.
Insomma, destinazione Paradiso.

Trascorse oltre una trentina di anni.
La moglie raggiunse i cinquanta, piacente e in forma perfetta: spirò di infarto, una noltte, senza accorgersene.
Si presentò dall'Angelo guardiano e prima ancora di sapere se lei avrebbe avuto accesso al Paradiso, chiese dell'ex-marito, convinta che lui, anche per la breve vita che aveva avuto, non doveva certo aver meritato l'Inferno. 
«Io non so quale sarà la decisione a me riservata», disse subito la donna. «Ma di una cosa vi prego vivamente. Fatemi vedere almeno per un attimo il mio ex-marito, che sarà certamente in qualche angolo di Paradiso. E' stato il mio unico e vero amore e lo vorrei riabbracciare, almeno una volta, se per caso il verdetto sarà che non potrò vivere per l'eternità con lui in Paradiso.»

L'Angelo guardiano consultò il registro.
In effetti la donna avrebbe dovuto sostare per lungo tempo in Purgatorio prima di poter accedere al Paradiso. In fondo poteva esserle concesso un incontro: non c'era motivo per negare un abbraccio tra i due, che si erano voluti bene e che erano stati separati dalla improvvisa morte di lui dopo pochi anni di nozze.
La donna era in ansia.
Con gli occhi supplicava che il suo desiderio venisse soddisfatto: la richiesta era sincera e faceva trasparire, nonostante i tanti anni passati, un affetto ancora vivo.

L'Angelo, dopo aver emesso un lungo sospiro, si lasciò convincere e domandò alla donna come si chiamasse il marito.
«Mario».
La reazione fu una risata contenuta a fatica.
«Mario? Ma, signora, di Mario è pieno il Paradiso: è un nome comunissimo. Come faccio a trovarlo in mezzo a tutte le anime? Mi dia qualche indicazione in più.»
La donna, diligente, aggiunse subito:
«Sì, scusi, ha ragione: Mario Rossi».
L'Angelo si sentì quasi preso in giro.
«Non mi sta aiutando. Lei sa quanti hanno un simile nome e cognome? Sono svariate migliaia: è come trovare un ago nel pagliaio...».
Lei non si perse d'animo.
«Era un bel giovane. Alto, biondo, prestante. Ed era sempre allegro.»
L'Angelo scosse il capo.
«Troppo poco. Ci vuole altro».
Cosa poteva dire di più?
«Era buono. Molto buono», precisò.
L'Angelo si concesse dell'ironia.
«Questo lo immagino. Del resto è finito in Paradiso: altrimenti sarebbe all'Inferno. No, signora: ho bisogno di qualche altra informazione. Si sforzi di ricordare...»
La donna corrugò la fronte: tentava di andare indietro negli anni.
Poi le venne in mente l'ultimo colloquio: Mario, affaticato e ansimante, e lei al bordo del letto, proprio qualche minuto prima che lui spirasse. 
Ebbe un attimo di commozione e l'Angelo se ne accorse.
«Guardi, per dirle quanto era buono il mio Mario... Ricordo che un attimo prima di morire, per dimostrarmi il bene che mi voleva e che non sarebbe stato geloso, mi tranquillizzò: disse che non si sarebbe certo offeso se mi fossi rifatta una vita. Mi disse di non portare il lutto e di non chiudermi in casa a piangere. E....».
La donna si sforzò di ricordare con esattezza le parole del suo Mario.
L'Angelo la incalzò.
«E...?»
«Sì, furono le sue ultime parole...  Mi sorrise e mi disse una frase che sentivamo ripetere spesso dai nostri vecchi... Un'espressione diffusa, un luogo comune...»
L'Angelo si incuriosì:
«Quale frase?»
«Mi disse che... se avessi avuto altri uomini... lui... be', insomma, lui 'non si sarebbe certo rivoltato nella tomba'... Ecco, mi disse proprio così, il mio povero Mario».

L'Angelo ebbe un sobbalzo e guardò con occhi maliziosi la donna.
«Ok, ci siamo. Attenda. Vediamo se il suo Mario la vuole abbracciare...».
Chiamò il suo aiutante, in quel momento intento a lucidare la serratura del grande portone.
«Per favore, vai a chiamare l'ex-marito di questa nuova anima: digli che, se vuole, può venire qui all'ingresso del Paradiso. La sua ex moglie desidera abbracciarlo per un ultimo saluto, prima di essere accompagnata in Purgatorio. Lui si chiama Mario: non è molto socievole, cammina sempre da solo. Alle prime ore della sera si rinchiude nella sua tomba e ci sono notti in cui soffre di insonnia e non sta mai fermo: si volta e si rivoltola. Lo conosci anche tu, qui tutti lo chiamiamo Trottola».

*** Massimo FERRARIO, Mario, ma qui tutti lo chiamiamo..., per Mixtura, 2019. - Libera riscrittura di una storiella diffusa in internet.


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