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sabato 18 maggio 2019

#FAVOLE & RACCONTI / L'Aldilà e la porta nera (Massimo Ferrario)

«Buongiorno, ben arrivato.»
L'uomo si stropicciò gli occhi, cercando di svegliarsi. Ma non trovò gli occhi.
«Nelle prossime ore, le capiterà di farlo più volte, non si preoccupi. »
«Ma dove sono, scusi? E lei chi è?»
«Ha ragione non mi sono presentato. Sono l'Angelo dell'Aldilà.»
«L'Angelo dell'Aldilà?»
«Sì, caro signore. E' normale: non ricorda. Poco fa, saranno due ore, a quell'incrocio, in piena notte... Ci è arrivato un po' forte. E poi non ha controllato a destra. Strano, perché in genere è prudente. Non è uno dei tanti ragazzini del sabato sera, che giocano a sgommare, magari pure presi dall'alcol e da qualche pasticca. Non so cosa le è successo, ma un attimo di distrazione e... Sì, insomma eccola qui. Capita. Ma non si deve preoccupare: sfogliavo il librone. Ha avuto una vita molto lunga, intensa, ricca di soddisfazioni, impegnata. E del resto, per una ragione o per l'altra, prima o poi sarebbe accaduto: la morte, sulla Terra, non risparmia nessuno. Comunque, lasci che mi rallegri: certo, in vita, qualche sbaglio l'ha commesso, chi è perfetto? Ma nell'insieme, se si volge indietro lungo i suoi settant'anni, deve convenire che è stato fortunato e può essere contento. Si è anche dato da fare per gli altri. E di questi tempi... Sì, non è frequente, mi pare.»
«Ma dunque sono morto?»
«Già. Ha lasciato il corpo dentro la macchina: sfracellata lei e maciullato lui. Ma non si preoccupi, lo riavrà: come nuovo, integro, perfetto. Il tempo minimo necessario perché i miei colleghi angeli glielo rimettano insieme: se lo troverà già indossato senza che neppure se ne accorga al massimo entro domani e sarà come sulla terra. Anzi, meglio. Nel frattempo, continuerà a sentire le mani, le gambe, la faccia, i piedi...: si toccherà, ma sarà aria. Poi, non si preoccupi, tornerà tutto come prima: anzi, meglio. Vedrà, i miei colleghi sono dei maghi nel ridare forma e consistenza perfetta ai fisici che si sono distrutti. »

L'uomo continuava a guardarsi attorno.
Una nuvolaglia bianchissima lo avvolgeva: e provava una sensazione piacevole, dolcissima, mai sperimentata, di essere accarezzato da una massa morbidissima di bambagia.
E poi lui, l'Angelo, davanti: sorridente, cortese.

«Non capisco.  Sono in Paradiso?»
L'Angelo scosse il capo.
«Non lo so. Voi umani avete sempre bisogno di definizioni. Paradiso, Purgatorio, Inferno. Siete condizionati dai premi e dalle punizioni: ne avete bisogno per agire. Per rassicurarvi, per motivarvi, per minacciarvi. Non so se così riuscite a convivere meglio laggiù sulla vostra terra, ma qui non siamo più sulla terra. Il cielo è il cielo. Lo chiami come preferisce. 'Aldilà' è generico, ma nello stesso tempo preciso. Dice che è 'oltre' ciò che finora avete conosciuto. Ed è il luogo della seconda vita, una esperienza di eternità. Il mio compito è aprire la porta giusta ai nuovi arrivati e ammetterli a questa esperienza eterna. Davanti a lei ci sono due porte che affacciano in questo grande ingresso. Le vede? Una è riservata a lei»

L'uomo stava per rispondere di no: una nebbia bianca avvolgeva tutto. Solo l'Angelo, naturalmente bianco anche lui come un lenzuolo appena candeggiato, si distingueva. Ma era un miracolo, ovviamente: perché la sagomatura del corpo e delle ali, peraltro vuote e solo riempite di soffi di aria luminosa, si sarebbe dovuta confondere con la bambagia in cui entrambi annegavano.
Misteri magici dell'Aldilà.
Un sospiro lungo emesso dall'Angelo spostò la nuvolaglia che aleggiava su entrambi, facendo apparire una grande porta, di un colore azzurro intenso, come il più bel cielo della terra. Accanto, a questa, quasi nascosta, si scorgeva una seconda porta, minuscola e nera come il carbone.

L'Angelo consultò il registro.
«Sì, lei è destinato alla grande porta azzurra. Entri e si goda il paesaggio. E' tutto suo.»
L'uomo era un po' titubante. Occhieggiò, senza entrare.

Fu inondato da una musica soave, prima di arpa, poi di violini, mentre più pianoforti nascosti alla vista suonavano note struggenti che avrebbero fatto innamorare anche le pietre. Immensi prati fioriti invitavano a correrci sopra a piedi nudi. Casette a un piano, inondate da un tiepido sole di primavera, offrivano sorrisi di fanciulle ai balconi, inghirlandati come nelle feste dei patroni di paese. Nei giardini, delimitati da orti lussureggianti in cui non mancava ogni genere di verdure, si levava rigoglioso ogni albero da frutta che si potesse desiderare. E tra le piante, amache in quantità, pronte per abbandonarsi al loro dondolio. In lontananza, corpi maschili e femminili che danzavano, lenti e sinuosi, prendendosi per mano e sorridendosi. E poi, ovunque fino all'orizzonte, tavole imbandite di ogni prelibatezza, disposte accanto a zampilli d'acqua che disegnavano forme ogni volta diverse. Il tutto in un clima a temperatura perfetta, con una brezza leggerissima e appena accennata che rinfrescava l'anima e solleticava la pelle.

L'Angelo era abituato a vedere lo sconcerto dei nuovi venuti: leggeva nei loro pensieri.
«Si fidi, non c'è trucco: è tutto vero. Ed è per lei. Lei stai vedendo solo una parte infinitesima dell'Aldilà. Ma, come dice il nome, l'Aldilà è tale non solo perché sta oltre la terra, ma perché non ha fine: è sempre oltre. Ci provi: non finirà mai di girarlo e mai smetterà di scoprire paesaggi nuovi, corpi e anime differenti, oltre le epoche che sulla terra voi uomini avete conosciuto. Perché sulla terra il tempo è frammentato e ognuno non può che vivere il suo tempo presente. Qui invece, sono raccolti tutti i tempi: quelli passati e quelli che verranno. E gli spazi, che sulla terra non possono che essere limitati, qui non hanno fine.»

L'uomo credeva di sognare. Era impossibile fosse vero.
E poi...
Non si trattenne.
L''Angelo sapeva che la domanda sarebbe arrivata.
«Ma io...? Io, cosa ho fatto per meritarmi questo Aldilà?».

L'Angelo, ogni volta che il nuovo venuto se ne usciva con questo interrogativo, si lasciava andare ad una risata beffarda.
«Anche lei, come tutti gli ex-umani, è prigioniero di questa concezione. Il merito, dice. Lo so, sulla terra molti insegnano che se ti comporti bene in vita, poi ti guadagni il Paradiso. Altrimenti, finisci all'Inferno. O magari, in attesa di scontare i peccati, passi dal Purgatorio. La chiamate etica, questa. Ma è volgare comportamento strumentale: l'etica viene da dentro, non ha bisogno del premio o della punizione. Ha bisogno di amore. O, quanto meno, di mettere da parte l'odio. E poi, anche la vostra etica, strumentale, è solo formale: neppure serve a farvi tenere comportamenti civili, umani, di convivenza. Ve la dimenticate. Perché siete troppo presi dall'egoismo: dal vostro Io, dal vincere uno contro l'altro. L'Inferno, quello che alcuni immaginano esistere nell'Aldilà, ve lo create voi sulla terra. Non volendo, o non sapendo, relazionarvi tra voi, nel rispetto reciproco. Facendovi la guerra. Litigando in continuazione. Lamentandovi di tutto e di tutti. Invidiandovi. Non trattandovi come umani, ma come cose da usare: vi comprate, quando servite, e vi gettate via, quando non servite più. Insomma, vi uccidete reciprocamente quella poca e limitata vita che vi è dato di vivere. Qui, nell'Aldilà, invece, siamo ad un altro livello. Il livello umano che non siete riusciti a praticare quando eravate umani, lo realizziamo qui.»

L'uomo, completamente frastornato, non sapeva più chi era e dov'era.
Cercò di toccarsi la fronte, come per attivare il cervello. Ma i pensieri se n'erano andati insieme con il cervello e con tutto il corpo che aveva lasciato all'incrocio: e la mano, anziché toccare la fronte, si trovò a spostare aria, non essendo peraltro una mano, ma anch'essa soltanto aria.

L'Angelo sollecitò l'uomo a varcare la soglia a lui destinata, ma il nuovo venuto restava fermo in piedi: guardava senza vedere, pensava senza pensare.
Finché lo sguardo gli cadde sulla piccola porta nera, vistosamente sprangata con dei chiavistelli enormi.
«E questa porta...?», chiese. «Dove conduce?»
«Non la riguarda. Ma se proprio vuole sapere, gliela la apro. E le faccio dare un'occhiata.»

L'Angelo tirò fuori dalle tasche tre chiavi, una più grande dell'altra. Armeggiò avanti e indietro sulle tre serrature, compose tre diverse combinazioni e finalmente, con uno stridio infernale, il portoncino cedette.
Prima una zaffata di caldo insopportabile inondò l'ingresso. Poi si udirono urla spaventose.
«Può affacciarsi», sollecitò l'Angelo. «Era curioso: ora si goda questo immondo spettacolo».
L'uomo si chinò. Un buco dava su uno stanzone zeppo di corpi incatenati ai muri. Figure orripilanti volteggiavano fruste arroventate che calavano con incredibile violenza sulle schiene dei presenti. Urla agghiaccianti. Pianti inconsolabili. Odori nauseabondi. Musiche assordanti. Fuoco e fiamme dappertutto.

«Ma è un inferno», disse spaventato e disgustato l'uomo.
L'Angelo annuì, solo correggendogli l'articolo indeterminativo.
«Non è un inferno, è l'inferno.»
«Ma allora? Non aveva detto che siamo semplicemente nell'Aldilà e che Paradiso, Inferno e Purgatorio sono invenzioni di noi ex-umani?».
L'Angelo assentì con forza.
«Infatti. Dal libro che ho consultato al suo arrivo ho letto che lei non è cristiano. O almeno non ha mai dichiarato in modo formale di esserlo e non pratica alcuna religione. Ma loro, i cristiani, quelli veri, credono all'Inferno. E lo vogliono. Qui all'Aldilà abbiamo allestito l'Inferno solo per loro. Sulla Terra erano orgogliosi della sua esistenza, anche se quelli che dopo morti ci sono finiti dentro forse ora ne farebbero a meno. Ma ormai ce l'hanno: se lo sono meritato e ormai se lo tengano.»

*** Massimo FERRARIO, L'Aldilà e la porta nera, per Mixtura, 2019 - Libera riscrittura di una storiella diffusa in internet


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