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giovedì 7 marzo 2019

#SPILLI / Il disco-rotto delle panzane continue (Massimo Ferrario)

Dice Matteo Renzi:
« ... quando sono andato da Fazio a dire “mai coi 5 Stelle”, l’effetto sul medio periodo è stato la distruzione dei 5 Stelle.» (risposta a Aldo Cazzullo, 'Corriere della Sera', 7 marzo 2019, qui)

Il nostro Grande Perdente si conferma ancora un volta come il perfetto emulo di Berlusconi. 
Come il Maestro, anche il suo allievo ha solo meriti: pure quelli che si inventa. 
Le colpe infatti, quando non sono riferite ad altri, sono un oggetto sconosciuto: non gli appartengono. Tutt'al più viene evocata la responsabilità (collettiva, naturalmente) di imprecisati e vaghi errori.
Perché tutti sbagliano tranne lui: e ormai la narrazione, quando non mira al destino cinico e baro che si accanisce in tutto il mondo sulla sinistra (espressione peraltro ardita se comprende l'Italia di Renzi&dintorni), è solo concentrata sul 'fuoco amico'. 

Prosegue il nostro: 
«Bisognerebbe domandare come abbiamo fatto ad andare al 40%, visto che prima di noi ci erano riusciti solo Fanfani e De Gasperi… Il 40% non è il livello medio del Pd. L’abbiamo tenuto fino al referendum. Poi errori, fuoco amico, divisioni ci hanno punito».

Mi è capitato di rilevare anche nel 2014, a urne appena chiuse, il punto che segue e che non andrebbe dimenticato: la percentuale del 40,8 delle europee 2014 andrebbe corretta con il dato delle astensioni-record (votanti 58,7%, non-voto 41,3%). 
Se si fa questo, il dato Pd si ridimensiona a 23,9%. 
E se si confrontano i dati Pd delle varie elezioni (Camera 2013, Europa 2009, Camera 2008) integrando ogni volta le astensioni, il 23,9% delle europee 2014 resta più alto della Camera 2013 e delle europee 2009 (rispettivamente 19,1% e 17,0%), ma nettamente più basso della Camera 2008 (25,9%), all'epoca di Veltroni (che pure diede le dimissioni, dopo il voto, per l'insuccesso elettorale nella sfida con Berlusconi).

Dopo di che andrebbero anche ricordati due fatti che contribuirono a rendere certo eccellente, benché nient'affatto miracolistica come Renzi si intitola, la prova elettorale del Pd alle europee 2014.

Il primo fatto, costituito dalla fresca entrata in campo di Renzi, impediva ovviamente un test effettivo sulle sue reali capacità di leadership, sia come presidente del Consiglio che come segretario del partito: nell'elettorato in luna di miele l'abilità comunicativa, in assenza di arrosto ancora non cucinato, poteva vendere, come infatti accaduto, solo promesse e speranze mirabolanti.
E il secondo fatto, rappresentato dal bonus-mancia degli 80 euro distribuiti in busta-paga appena una settimana prima del voto, se proprio non si configurava come una secca e volgare compravendita elettorale, era comunque un incentivo concreto, e molto 'parlante', lanciato per influenzare gli elettori a votare l'autore di tale regalia.

Al di là del risultato di allora, resta comunque scolpita la veloce parabola oggettiva di Renzi consumatasi in soli quattro anni: dalle europee 2014 alle politiche 2018 i votanti PD sono passati da 11.203.321 voti a 6.161.896, con una perdita di oltre 5 milioni di voti (diconsi 5 milioni).

Quando Matteo Renzi parla di fuoco amico, sono questi 5 milioni di 'elettori-non-più-elettori' che gli hanno sparato addosso. 
Altro che le divisioni interne al Pd e i gufi dissidenti che poi sono 'scappati di casa': a loro, se mai, si può rimproverare di non avere dissentito abbastanza o di non essersene andati prima della disfatta chiaramente annunciata, portando così una gran parte di corresponsabilità nel tracollo epocale: del Pd e della sinistra.

Lo storytelling a base di panzane funziona per chi se lo beve: a giudicare dalle primarie Pd, i boccaloni sembrano essere diminuiti, anche se, ancora una volta, Renzi non si accorge dei dati a lui spiacevoli.
Certo, può consolarsi. Non sono spariti, ma si sono diffusi e nascosti tra le liste dei due candidati perdenti: lo sbiadito/inconsistente Martina e il turborenziano Giachetti. Benché siano poche centinaia di migliaia (su un totale di 1 milione e 600 mila votanti alle primarie), qualificabili come irrimediabilmente tifosi o irrecuperabilmente masochisti, sono comunque sempre troppi gli incapaci di un minimo di analisi di realtà.
Ma forse, da adesso in poi, saranno meno in condizione di continuare a fare danni: al Pd, ma soprattutto alla sinistra (che non c'è più come luogo organizzato, ma esiste ancora come bisogno di rappresentanza sociale e politica) e al Paese. 

*** Massimo Ferrario, Il disco-rotto delle panzane continue, per Mixtura


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