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domenica 20 gennaio 2019

#SENZA_TAGLI / La Sardegna col burqa (Enrico Pisceddu, foto di Pablo Volta)

Ieri, durante un comizio a Oristano, il leghista Matteo Salvini ha detto che a causa degli immigrati che arrivano in Sardegna “le donne sarde corrono il rischio di dover indossare il burqa per poter girare per le strade” (fonte 'la Nuova Sardegna').

Semplicemente penso che se un politico volesse parlare seriamente del Burqa e della condizione femminile nei Paesi in cui ancora vige l’integralismo islamico, dovrebbe farlo con maggior rispetto e non certo aizzando la folla da un palco. Del rapporto tra palchi, balconi, capo indiscusso e masse acclamanti abbiamo pessimi ricordi. 
Usare il Burqa, banalizzando l’argomento, come strumento di propaganda razzista e discriminatoria contro il diverso (povero, vestito di nero e cattivo) che ci invade e ci toglie il cibo (ai sardi i mussulmani impediranno di mangiare il maialetto, ha detto Salvini) è pericolosissimo.

Il fatto che ciò avvenga impunemente in una Terra che per secoli ha subito le stesse ignoranti discriminazioni (anche da parte di chi ieri parlava e che mai si è scusato con noi) mi indigna. Ai sardi smemorati dovremmo ricordare che fino a ieri (e per alcuni ancora oggi) quelli bassi, neri e cattivi, i pastori e i banditi, i sardignoli, i diversi…quelli col "Burka" eravamo noi. 
Passate le elezioni per i razzisti di turno torneremo ad esserlo, così tanto per ricordarvi come funziona.

*** Enrico PISCEDDU, sindaco di Samassi, La Sardegna col burqa, facebook, 17 gennaio 2019, qui

Pablo VOLTA, 1926-2011
fotografo
Sardegna, anni 50

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