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venerdì 7 settembre 2018

#SPILLI / L'istinto contro la scienza (Massimo Ferrario)

«I vaccini si fanno quando c'è un rischio reale, quando c'è un'epidemia. Mi spiegate dov'è l'epidemia? (...)
Essere trattata come una madre sconsiderata dagli addetti ai servizi scolastici, dai responsabili dell'Usl e da tutti coloro che mi chiamano per convincermi che i vaccini vanno fatti a ogni costo, non è semplice. (...)
Non si può seguire ciecamente ciò che dicono i medici. Io sento che c'è qualcosa che non torna, dunque ho deciso di dar retta al mio istinto.»
(Valeria Falso, psicologa, dichiarazioni a Enrico Ferro, La mamma no vax: io non mi arrendo, se lo Stato rifiuta i miei figli daremo loro uno spazio alternativo, 'la Repubblica', 6 settembre 2018)

Inquietante, questo pensiero. Anche perché, come sappiamo, non è di una singola persona: la sua diffusione lo rende paradigmatico del momento (psico)sociale che stiamo vivendo.
Competenza, conoscenze, dati scientifici: non contano nulla.
Conta il 'sentimento': se io non me la sento, non me la sento. Me lo dice l'istinto. E decido contro  i dati validati da prove, statistiche, ricerche. E contro il parere, documentato da studi e argomentato con competenza, di chi ha lo specifico sapere per sapere.

Doxa contro episteme, avrebbero detto i greci.

E' la perversione dell'ottica psicologica: quando la psicologia diventa psicologismo. Le mie opinioni, le mie emozioni, il mio vissuto vincono su tutto.

Quando è così, non c'è vaccino. Unico vaccino sarebbe conoscere, studiare, approfondire. E magari, non potendo sapere tutto sulle infinite aree del sapere che ormai ci si aprono davanti in un mondo sempre più complicato oltre che complesso, dopo aver controllato che chi dice di sapere, davvero sappia e abbia i titoli (formali e sostanziali) per sapere, fidarsi di chi sa: pur continuando a controllare, ma con onestà intellettuale, che non ci vengano raccontate frottole o che la scienza del momento, valida fino a prova contraria (la 'falsificazione' di Popper, che fa appunto scienza la scienza), non sia strumentalizzata e piegata a interessi che con il 'sapere fondato' non c'entrano.

Perché, è vero, idolatrare la scienza porta allo scientismo: che, ammazzando l'anima, ammazza l'uomo. Ma idolatrare l'anima, isolandola dalla presa d'atto del contesto (la realtà, i fatti), porta allo psicologismo, gettandoci fuori dalla realtà.

E quando si comincia a essere fuori dalla realtà si rischia di finire delirando. Magari pure facendosi catturare dalla sindrome del complotto: che ci fa vedere nemici ovunque. E ci impedisce di prendere coscienza che, quando esistono complotti, nella maggior parte dei casi gli autori siamo noi. Contro noi stessi.

*** Massimo Ferrario, Il mio sentire contro la scienza, per Mixtura


In Mixtura ark #Spilli di M. Ferrario qui

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