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venerdì 6 aprile 2018

#SENZA_TAGLI / Burocrazia (Loredana Lipperini)

Cose che capitano ai viventi. Impiegare le prime due ore e mezza della mattinata a rinnovare una concessione funebre. Vicenda in sé dolorosa anche se sono passati più di trent'anni, e che no, a Roma non si può effettuare via Internet (devi semplicemente pagare i tuoi circa mille euro, non altro).

Quindi tu, con la tua letterina, vai nell'ufficio indicato dove ti dicono che prima devi andare nell'ufficio al numero civico precedente a ritirare i moduli, ma quando hai ritirato i moduli ti dicono che devi andare dal tabaccaio (non esattamente vicinissimo) per una marca da bollo da 16 euro. 
Quando torni, col fiatone, ti viene ricordato che dovevi avere una fotocopia del documento di identità (tutte cose che nella letterina non c'erano, evidentemente) ma dal momento che l'impiegato è gentilissimo, te la fa lui. 
Indi aspetti il tuo turno, firmi e controfirmi e vai in cassa con l'assegno che nel frattempo hai compilato e firmato. Ma le tre cassiere, che fino al tuo arrivo chiacchieravano amabilmente, decidono che la tua firma non è proprio simile a quella del documento d'identità (eh?) e dunque devi strappare l'assegno e compilarlo davanti ai loro occhi facendo sì che la firma sia identica (provateci voi). 
Quindi torni al piano superiore, perdi un bottone, provi a non perdere la pazienza e finalmente attraversi la città per andare a lavorare. 
Sei uscita di casa alle 7.50, sei arrivata in radio alle 10.40. E ti è andata pure bene. Certo, via rete avresti impiegato 10 minuti. Ma il nodo non è tanto quello. E' che questa storia riguarda una perdita, e alla fine tu non pensi neanche più alla perdita, ma alle giravolte che persino la morte, o forse soprattutto, in una grande città ti costringe a fare. E, no, non è giusto.

*** Loredana LIPPERINI, giornalista, scrittrice, facebook, 5 aprile 2018, qui


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