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martedì 6 marzo 2018

#SPILLI / Politici, seri e non (M. Ferrario)

Un breve appunto.
Solo per ricordare il comportamento degli ultimi leader politici del Pd/centrosinistra e distinguere tra politici (e uomini) 'seri' e non.

PD, elezioni politiche alla Camera:
* 2006: 31,3%, Romano Prodi (Ulivo) (con l'Unione, 49,8%)  
* 2008: 33,2%, Walter Veltroni
* 2013: 25,4%, Pier Luigi Bersani
* 2018: 18,7%, Matteo Renzi 

Walter Veltroni e Matteo Bersani, preso atto del decremento di voti, si dimisero all'istante.

Matteo Renzi, sempre pesantemente perdente dopo aver ottenuto l'unica vittoria della sua vita di sedicente leader nazionale alle europee del maggio 2014, subito dopo la nomina a presidente del Consiglio del dicembre 2013, con il 40,8% dei voti (pari al 23,3% dei votanti, se si tiene conto di un'astensione del 42,8%), reagisce alla disfatta epocale delle elezioni del 2018 annunciando dimissioni future («al termine della fase di insediamento del nuovo Parlamento e la formazione del nuovo governo») e intanto, mantenendo il ruolo di segretario Pd, pretende di definire la linea politica del partito («rigorosamente all'opposizione»).

Ovviamente il punto non è il merito della scelta politica del partito (opposizione o no), ma il fatto che un leader così drammaticamente delegittimato dagli elettori pretenda, ancora una volta dopo le tante batoste elettorali inanellate in 5 anni, di definire lui da solo la linea di azione di una formazione politica non di sua proprietà, prendendo in giro con dimissioni farlocche sia il partito (problemi del partito), che il sistema politico più generale (problemi anche di noi cittadini). 
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Nota
Sempre per non perdere la memoria, ecco un 'appello/impegno', solenne e spregiativo verso la dirigenza passata (Bersani), di Matteo Renzi del 2014, subito dopo le elezioni europee vinte con il 40,8%: «Non consentiremo a quella classe dirigente di riportare il Pd al 25%». (Leopolda, 26 ottobre 2014, video e articolo, qui)
Alla luce di quanto accaduto (fatto accadere) dal 2014 ad oggi viene in mente, se non altro per la comune retorica perversa e sbruffona, un'altra invocazione maledetta: «Vincere. E vinceremo!» (Benito Mussolini, dichiarazione di guerra, 10 giugno 1940, qui)

*** M. Ferrario, Politici seri e non, per Mixtura


In Mixtura ark #Spilli qui

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