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sabato 24 marzo 2018

#RACCONTId'AUTORE / Ma il viaggio di ogni persona è differente (Stefano Benni)

Ogni persona che cambia paese, porta la sua cultura e ne sacrifica una parte. Perché deve lasciare spazio nel suo cuore alla cultura che incontra. A volte la nuova cultura cancella l’altra, a volte si mantiene la vecchia e non si vuole accettare la nuova, a volte le due culture vivono insieme, ed è la soluzione migliore. Ma il viaggio di ogni persona è differente. 
E come sempre, mi spiego meglio con una storia.

Un uomo aveva tre figli che emigrarono in parti diverse del mondo. Passarono molti anni, e un giorno il primo di loro tornò.
Aveva sposato una donna di quel paese lontano, aveva un figlio che non parlava la lingua del padre e anche il padre aveva quasi dimenticato la lingua d’origine. Era a disagio, non amava più i luoghi dove aveva vissuto un tempo, e disse al padre che non voleva più restare nel paese dove era nato, perché non era più il suo. Aspetta un po’ di tempo, disse il padre. 
Forse qualcosa cambierà.

Poco dopo tornò il secondo figlio, con una figlia. Aveva molto sofferto nel paese dove era emigrato, era stato emarginato e disprezzato. Era riuscito a lavorare con fatica e la moglie lo aveva lasciato. Disse, non andrò mai più via. Fuori di qua ci sono i mostri, a costo di fare la fame resterò qui per sempre. Odio il mondo di fuori.
Aspetta un po’ di tempo, magari cambierai idea, disse il padre.

Il mese dopo tornò il terzo figlio. Anche per lui era stata dura, ma ce l’aveva fatta, era diventato ricco. Aveva due figli ben vestiti e un po’ arroganti. In verità, disse, non mi interessa molto in quale paese vivere, mi basta che ci si possano fare i soldi e vivere bene, ogni paese è uguale. Resterò qui se riesco a combinare buoni affari. Se no me ne vado.
Aspetta e vedremo che succede, disse il padre.

Dopo un mese sembrava che niente fosse cambiato. Il primo figlio non era interessato a nulla del suo vecchio paese, parlava solo con la moglie, non faceva amicizia con nessuno e aveva fretta di tornare via.
Il secondo figlio si ubriacava insieme ai vecchi compagni, lavorava senza entusiasmo, stava ore e ore seduto in piazza e odiava tutti gli stranieri.
Il terzo figlio conobbe un po’ di potenti locali, cercò di comprare dei terreni ma poi lasciò perdere e disse, mi sa che parto anche io, ci sono paesi più ricchi di questo.

I tre figli quasi non si parlavano ed erano diventati come estranei. Un giorno il vecchio padre li convocò e disse:
Capisco che siete diventati diversi, perché per ognuno di voi la lontananza è stata diversa. Ma vorrei farvi vedere una cosa. Venite alla finestra…

E mostrò loro i figli, i nipoti del vecchio. Giocavano insieme, avevano fatto amicizia ed erano inseparabili. Stavano cantando nel prato. Cantavano le canzoni del loro paese di origine, e si insegnavano la lingua e le canzoni dei paesi che li avevano accolti.
Ogni viaggio è crudele, e ogni viaggio è un’occasione, disse il vecchio. Dovreste capire quello che i vostri figli hanno capito molto meglio di voi. Ogni paese può diventare il tuo paese, se hai l’onestà, la curiosità, l’umiltà di conoscere gli altri. Anche quando inizialmente il nuovo paese ti respinge. E avrete sempre nel cuore il paese dove siete nati, anche se ci avete sofferto.
Partite quando volete e tornate quando volete. Siete nati qui e siete del mondo. Se vi odiano, fatevi rispettare, ma non siate mai voi a odiare per primi. Comunque vada sono vecchio e oggi voglio chiedervi una cosa: figli miei, datevi la mano. 

A voi pensare come finisce la storia.

*** Stefano BENNI, giornalista, scrittore, poeta, racconto senza titolo, facebook, 14 febbraio 2014, qui - Articolo apparso sulla rivista araba 'Al Doha', 2014


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