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lunedì 19 febbraio 2018

#SPILLI / E il pericolo ora è l'antifascismo (M. Ferrario)

Scrive Francesco Erspamer (facebook, 12 febbraio 2018, qui):
«Quando al potere ci sono i fascisti occorre essere antifascisti. Ma quando al potere ci sono i liberisti, e non solo in Italia ma in buona parte del mondo, occorre essere antiliberisti. Chi invece ostenta antiliberismo sotto il fascismo o antifascismo sotto il liberismo è sostanzialmente soddisfatto della sua condizione e più che del regime ha paura di cambiare; il che è legittimo, però non si sorprenda se poi i lavoratori e la classe media impoverita e depredata votano altro.».

Mi sembra una provocazione suggestiva: che mette in guardia dal rischio di rinchiudersi in un comodo e rassicurante antifascismo (retorico e strumentale) per non affrontare la questione materiale, difficile e spinosa, del sistema economico in cui siamo immersi, che spadroneggia più o meno indisturbato, e dappertutto, con il suo liberismo sempre più selvaggio.
Però la provocazione contiene un aut-aut che non mi convince: chi ha detto che non si possa (e si debba) essere antifascisti e, nello stesso tempo, duramente critici verso il liberismo, magari riprendendo a immaginare soluzioni politiche, economiche e sociali, se non alternative rispetto all'esistente, almeno profondamente diverse? 

Sono due posizioni non solo possibili, ma doverose: ambedue da tenere alte e salde. Da porre non in alternativa, ma da far vivere congiuntamente.
E questo è tanto più necessario proprio perché viviamo, in Italia e altrove, un'epoca in cui il fascismo, nelle sue varie pulsioni individuali e collettive, riemerge con spavalderia, anche per colpevole indifferenza di chi dice che "il fascismo è morto e sepolto", e il liberismo, non più 'contenuto' da principi e regole che proteggano i deboli, gli impoveriti, i dimenticati, e sempre più disinteressato a visioni che tentino di dare un senso e una direzione a un futuro più a misura di uomo, sprigiona tutti i suoi istinti più egoistici e predatori in giro per il mondo.

Qualcuno, per sostenere che l'antifascismo di oggi è fuori tempo, cita Pier Paolo Pasolini.
Per esempio, quando dice:
«Esiste oggi una forma di antifascismo archeologico che è poi un buon pretesto per procurarsi una patente di antifascismo reale.
Si tratta di un antifascismo facile che ha per oggetto e per obiettivo un fascismo arcaico che non esiste più e che non esisterà mai più. (...)
Buona parte dell’antifascismo di oggi, o almeno di quello che viene chiamato antifascismo, o è ingenuo e stupido o è pretestuoso e in malafede: perché dà battaglia o finge di dar battaglia ad un fenomeno morto e sepolto, archeologico appunto, che non può più far paura a nessuno. Insomma, un antifascismo di tutto comodo e di tutto riposo». (Pier Paolo Pasolini, intervistato da Massimo Fini, 'L'Europeo', 26 dicembre 1974).

La citazione viene spesso brandita dall'ambiente destrorso e fascistoide (che peraltro ha sempre insultato e odiato Pasolini quando era in vita) per deridere le reazioni di oggi ai troppi episodi attuali di razzismo, xenofobia, violenza. Ma viene omessa, o comunque è dimenticata, la data in cui Pasolini dice ciò che dice: oltre quarant'anni fa. Forse qualcosa, in questi anni, è cambiata: e se il fascismo storico è un fascismo arcaico, un nuovo fascismo, diffuso a livello psico-culturale come non era negli anni 70, gira nella pancia profonda della società, producendo rigurgiti ripetuti che non possono essere ignorati.
Preoccuparsene e combatterli non significa, come va dicendo ogni giorno, sui social e in tv, un giovane filosofo che si dichiara marxista, ma è sempre più pericolosamente vicino a posizioni cosiddette 'rossobrune' (Diego Fusaro, "Utili idioti che sono antifascisti in assenza di fascismo per non essere anticapitalisti in presenza di capitalismo", facebook, qui), 'necessariamente' dimenticare di contestare ingiustizie e disuguaglianze del sistema socioeconomico liberista che ci viene presentato come unica realtà possibile (la smemoratezza è comoda e tuttavia basterebbe contrastarla), ma esercitare quella funzione di vigilanza e difesa democratica che è nei principi e nei valori della nostra Carta costituzionale.

Mancava l'ultimo tassello, osceno, a questa critica all'antifascismo.
Ha provveduto Silvio Berlusconi ('Che tempo che fa', intervistato da Fabio Fazio, 18 febbraio 2018): "Il fascismo è morto e sepolto. Mi preoccupano gli antifascisti." (qui)

*** Massimo Ferrario, E il pericolo ora è l'antifascismo, per Mixtura



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