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sabato 20 gennaio 2018

#SENZA_TAGLI / Marte, ci faremo una birra (Elisabetta Intini)

Se un giorno riusciremo a mettere piede su Marte, la fatica e la distanza da casa potrebbero essere compensati da una buona birra locale: il luppolo (Humulus lupulus), la pianta a fiore usata nella produzione di birra, pare infatti crescere bene nel terreno marziano.

A provarlo non sono stati i troppo seri scienziati della Nasa, ma alcuni studenti dell'Università di Villanova, in Pennsylvania. Il progetto è nato durante le ore di laboratorio di un corso di astrobiologia tenuto da Edward Guinan, che ha poi presentato lo studio all'American Astronomical Society, a Washington. 
Nessun rover marziano è "tornato a casa" con campioni di suolo, ma diversi lander hanno analizzato la composizione del terreno del Pianeta Rosso e nei laboratori è adesso possibile ricreare quel tipo di suolo. Per il suo laboratorio, Guinan si è procurato una certa quantità di "terreno facsimile marziano", composto a partire da frammenti di basalto di un antico vulcano del deserto del Mojave, in California.
Come l'originale, è molto denso e si asciuga in fretta, caratteristica che lo rende particolarmente inospitale per le radici delle piante. Grazie alla Nasa sappiamo che è comunque adatto alla coltivazione di patate, capaci di crescere anche in condizioni climatiche (e atmosferiche) estreme.

Alcuni studenti di Guinan hanno provato a coltivarci cavoli e germogli di soia; altri hanno pensato ad erbe aromatiche come menta e basilico, per aggiungere sapore ai piatti; ottimi risultati ha ottenuto un assortimento di insalata mista; un altro gruppo ha testato infine il luppolo. I fiori sono cresciuti bene in una piccola serra opportunamente schermata per simulare le condizioni di luce su Marte.
Gli "agricoltori" hanno poi provato alcuni accorgimenti per rendere il suolo più morbido e umido. Hanno aggiunto pezzi di cartone (gli astronauti potrebbero avere con sé scatole da imballaggio) o fondi di caffè, che funzionerebbero come un fertilizzante naturale, oltre ad acidificare il terreno: in questo suolo, in particolare, carote e scalogni sono cresciuti più velocemente che in quello terrestre.

Passati esperimenti avevano dimostrato che mischiare sostanze organiche - con cautela! - al terreno marziano migliora le colture; che i lombrichi sopravvivrebbero nel suolo di Marte e che gli ortaggi coltivati lassù sarebbero teoricamente sicuri da mangiare. Ora non resta che provare a coltivare orzo, l'altro elemento essenziale per la produzione di birra. Se anche questo riuscisse a crescere, rimarrebbe "solo" il problema dell'acqua.

*** Elisabetta INTINI, giornalista, La birra su Marte potrebbe non essere male, 'focus.it', 16 gennaio 2018, qui


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