Quando ti trovi in una qualsiasi discussione più o meno accesa, nella quale provi un forte ribollimento di pancia e il sangue ti va alla testa, e senti la rabbia e la disperazione raggrumarsi in gola fino a soffocarti, puoi porti un'unica domanda:
"In questo momento, che cosa sto cercando di dimostrare?"
A volte è possibile percepire di stare semplicemente difendendosi, ed è allora che si può scegliere di proteggersi, di prendere le distanze, e di rassicurarsi, piuttosto che continuare ad attaccare.
Magari attraverso l'ascolto di ciò che si sente, profondamente e intimamente. L'ascolto profondo infatti è già un prendersi cura, è un accogliere, un fare spazio senza giudizio. E quindi significa dare voce a qualcosa che li sotto urla, ma con le parole sbagliate.
In quel momento, in quel preciso istante, c'è qualche parte di noi, forse, che vive il presente ma affonda le sue radici in un passato nel quale si è sentita trascurata, ignorata, respinta. In quel momento, qualunque discussione, anche vinta, qualunque ragione tu possa ottenere ora, non potranno mai e poi mai rassicurare quella parte di te che cerca di difendersi attaccando.
Il bisogno di allora, qualunque esso sia, non è stato colmato da chi nella tua mente avrebbe dovuto farlo.
Puoi farlo solo tu, ora, adesso, con le tue mani e con le tue capacità, con il tuo sentire, scoprendo che è possibile camminare per il mondo anche da soli, e vedere molte cose. Molte più cose, probabilmente, di quante pensavamo di poter vedere allora quando ci siamo sentiti ignorati e trascurati.
*** Omar MONTECCHIANI, 1978, counselor, facebook, 22 dicembre 2017, qui
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