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domenica 24 dicembre 2017

#SGUARDI POIETICI / Era la notte prima di Natale (Clement Clarke Moore)

Era la notte prima di Natale, quando in tutta la casa
Non una creatura si muoveva, neanche un topo;
Le calze erano appese al camino con cura,
Nella speranza che San Nicola arrivasse presto a far visita;

I bambini erano tutti immersi nei loro letti accoglienti,
Mentre sogni di cose favolose danzavano nelle loro teste,
E la mamma nel suo fazzoletto, e io nel mio berretto,
Ci eravamo appena preparati per il pisolino del lungo inverno –
Quando sul prato si sentì un tale frastuono,
Che balzai dal letto per vedere cosa stesse succedendo.

Verso la finestra ho volato come un lampo,
Ho aperto le persiane e mi sono avvolto nella sciarpa.
Sulla superficie della fresca neve, appena caduta, la Luna
Gettava una luce sugli oggetti come se fosse in pieno giorno;
Infine, davanti ai miei occhi meravigliati, mi apparvero
Una slitta in miniatura, e otto piccole renne,
Con un piccolo vecchio guidatore, così vivace e veloce,
Che capii subito che doveta trattarsi di St. Nick.

Più rapidi delle aquile vennero i suoi corsieri,
E lui fischiò, e gridò, e li chiamò per nome:
“Ora! Dasher, ora! Dancer, ora! Prancer e Vixen,
“Su! Comet, su! Cupido, su! Donder e Blitzen;
“Sopra al portico! Oltre il muro!
“Ora Dash via! Dash via! Dash allontaniamoci tutti!”
Come foglie secche davanti al soffio di un selvaggio uragano,
Quando incontrano un ostacolo, salirono verso il cielo;
Così fino oltre le case i corsieri volarono,
Con la slitta piena di giocattoli – e di San Nicola anche:
E poi in un batter d’occhio, ho sentito sul tetto
Il rampare e scalpitare di ogni loro piccolo zoccolo.

Il tempo di rendermi conto della situazione e di voltarmi,
Che San Nicola è venuto giù per il camino con un balzo:
Era avvolto tutto in una pelliccia, dalla testa ai piedi,
E i suoi vestiti erano tutti sporchi di cenere e fuliggine;
Teneva appeso sulla schiena un sacco pieno di giocattoli,
tanto da sembrare un venditore ambulante in procinto di aprire l’attività:
I suoi occhi – come brillavano! Le sue fossette: che allegre,
Le sue guance erano come rose, il suo naso come una ciliegia;
La sua bocca divertita era distesa come un arco,
E la barba sul mento era bianca come la neve;
Tra i denti teneva stretta l’estremità della pipa,
E il fumo gli circondava la testa come una corona.

Aveva una faccia larga, e un pancino rotondo
Che fu subito scosso dalla sua risata, come una coppa piena di gelatina:
Era grassottello e paffuto, un vecchio elfo allegro,
E mio malgrado io risi di rimando nel vederlo;
Con una strizzata d’occhio e un cenno del capo
Mi fece subito capire che non avevo niente da temere.
Lui non disse una parola, ma si mise subito al lavoro,
E riempì tutte le calze; poi si girò di scatto,
E mise il dito davanti al suo naso
E dando un cenno con la testa, ritornò su per il camino.

Balzò sulla slitta, rivolse un fischio ai suoi compagni,
E via tutti volarono, come fa un cardellino:
Ma ho sentito esclamare, prima che sparisse lontano dalla vista –
Buon Natale a tutti, e a tutti una buona notte.

*** Clement Clarke MOORE, 1779-1863, docente di letteratura orientale e greca, scrittore, Era la notte prima di Natale (Una visita di San Nicola), traduzione di Manuel Marangoni, qui - Testo del 1823, prima pubblicato in forma anonima e solo successivamente attribuito a Clement C. Moore.
«Cosa rende quest’opera natalizia tanto particolare?
Innanzitutto, tra le sue righe ha definito non solo l’aspetto di Babbo Natale, ma anche il mezzo con cui trasporta i doni, i nomi delle sue renne e in generale lo svolgimento dell’intera notte della vigilia (e ricordiamo che le renne sono solo alcune tra le figure che circondano Babbo Natale).
Nel loro Gotham: A History of New York City to 1898, gli autori hanno addirittura definito i suoi versi come i migliori mai scritti da un americano. Delle quattro copie originali esistenti – di cui tre attualmente in un museo -, una è stata acquistata per la bellezza di 280 mila dollari da un privato di Manhattan». (Manuel Marangoni, qui)


In Mixtura ark #SguardiPoietici qui

Testo originale (A Visit from St. Nicholas)
‘Twas the night before Christmas, when all thro’ the house
Not a creature was stirring, not even a mouse;
The stockings were hung by the chimney with care,
In hopes that St. Nicholas soon would be there;

The children were nestled all snug in their beds,
While visions of sugar plums danc’d in their heads,
And Mama in her ‘kerchief, and I in my cap,
Had just settled our brains for a long winter’s nap —
When out on the lawn there arose such a clatter,
I sprang from the bed to see what was the matter.

Away to the window I flew like a flash,
Tore open the shutters, and threw up the sash.
The moon on the breast of the new fallen snow,
Gave the lustre of mid-day to objects below;
When, what to my wondering eyes should appear,
But a miniature sleigh, and eight tiny rein-deer,
With a little old driver, so lively and quick,
I knew in a moment it must be St. Nick.

More rapid than eagles his coursers they came,
And he whistled, and shouted, and call’d them by name:
“Now! Dasher, now! Dancer, now! Prancer and Vixen,
“On! Comet, on! Cupid, on! Donder and Blitzen;
“To the top of the porch! To the top of the wall!
“Now dash away! Dash away! Dash away all!”
As dry leaves before the wild hurricane fly,
When they meet with an obstacle, mount to the sky;
So up to the house-top the coursers they flew,
With the sleigh full of toys — and St. Nicholas too:
And then in a twinkling, I heard on the roof
The prancing and pawing of each little hoof.

As I drew in my head, and was turning around,
Down the chimney St. Nicholas came with a bound:
He was dress’d all in fur, from his head to his foot,
And his clothes were all tarnish’d with ashes and soot;
A bundle of toys was flung on his back,
And he look’d like a peddler just opening his pack:
His eyes — how they twinkled! His dimples: how merry,
His cheeks were like roses, his nose like a cherry;
His droll little mouth was drawn up like a bow,
And the beard of his chin was as white as the snow;
The stump of a pipe he held tight in his teeth,
And the smoke it encircled his head like a wreath.

He had a broad face, and a little round belly
That shook when he laugh’d, like a bowl full of jelly:
He was chubby and plump, a right jolly old elf,
And I laugh’d when I saw him in spite of myself;
A wink of his eye and a twist of his head
Soon gave me to know I had nothing to dread.
He spoke not a word, but went straight to his work,
And fill’d all the stockings; then turn’d with a jerk,
And laying his finger aside of his nose
And giving a nod, up the chimney he rose.

He sprung to his sleigh, to his team gave a whistle,
And away they all flew, like the down of a thistle:
But I heard him exclaim, ere he drove out of sight —
Happy Christmas to all, and to all a good night.

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