Foto di gruppo senza donne. Possibile che nessuno abbia avuto un sussulto “prima”? Possibile davvero che non si siano resi conto “prima” di quanto fosse ad excludendum l’immagine – plastica, immediata, incancellabile – di quattro uomini sorridenti e decisi a battezzare la nuova formazione politica di fronte ad una platea piena di donne, con uomini e donne rimasti (loro si “uguali”) fuori dai cancelli? Rappresentanza e rappresentazione: siamo sempre lì.
Domenica “Liberi e uguali” è nata nel segno di Grasso, Speranza, Fratoianni, Civati. Rappresentano idee di sinistra, punti di vista di sinistra. E ne danno una rappresentazione a senso unico, maschile. Un vulnus vero, percettibile, percepito. La sinistra (di nuovo) al maschile.
La ribellione corre già, sul web. Non c’è bisogno di ricordare che sono le donne – principalmente loro – a essere le più penalizzate nei diritti, a essere più in difficoltà nella ricerca del lavoro, a dover rinunciare ai figli per la mancanza di un serio sistema di welfare. E non c’è bisogno inoltre di ricordare che sono le donne in Parlamento a cercare di far correggere prima della fine di legislatura “l’errore” della Riforma penale che depenalizza lo stalking; a volere, prima che chiudano le Camere. una legge per le vittime di femminicidio (non basta certo lo stanziamento nella manovra di fine anno).
Ma non è “di parte” la presenza femminile, per quanto anche questo sia di gran rilievo. È un modo di leggere il mondo, un altro punto di vista. È la possibilità – per tante e tante donne – di riconoscersi in pieno. È la rappresentazione di quello che dice la Costituzione, l’art.3 richiamato da Grasso nel suo intervento (Grasso che dice “Tocca a noi difendere principi e valori che rischiano di perdersi” e parla di “una vera parità di genere”).
La ribellione corre sul web, e mette sotto accusa anche il nome: perché non “Libertà e uguaglianza” che tutte e tutti avrebbe ricompreso? Non avrebbe richiamato gli stessi valori, con un linguaggio più includente? Liberté, égalité, fraternité… Non si può limitare tutto ad una alzata di spalla (“in italiano al plurale si dice così”) perché c’è una sensibilità nuova e diffusa anche sull’uso delle parole: libera al plurale si dice libere.
Sia chiaro, non bastano belle figurine nella foto di gruppo: ne abbiamo viste anche troppe in questi anni. Sono le donne alla guida di un pensiero della sinistra che sono state lasciate fuori dalla foto di gruppo. E – ahinoi – proprio quando la destra più estrema, al contrario, sceglie di rappresentarsi con le donne.
*** Silvia GARAMBOIS, giornalista, Cari maschi di Liberi e uguali perché avete escluso le donne?, 'strisciarossa', 5 dicembre 2017, qui
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