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giovedì 5 ottobre 2017

#SENZA_TAGLI / Melting pot, assimilazione, insalatiera (Alessandro Gilioli)

Ha avuto scarsa eco il termine con cui il ministro Minniti ha definito («e non a caso») il suo modello di integrazione degli immigrati. Cioè: “assimilazione”.

Finora in Italia nessun governo aveva esplicitamente scelto tra i diversi tipi di convivenza interetnica, variamente classificabili ma in sostanza riducibili a due correnti: quella del melting pot anglosassone (una fusione in cui a ogni comunità è richiesto solo di rispettare la legge, non di diventare come i pre-residenti) e quella francese, che punta invece alla piena assimilazione culturale (e qui tralasciamo, per quieto vivere, il significato violento del termine "assimilazione" negli oltre mille anni di antisemitismo europeo).

Minniti, si diceva parteggia dunque per la soluzione francese, ritenendola forse coerente con l’impostazione securitarista del suo mandato, oltre che con l’ondata mixofoba e xenofoba che attraversa parte del Paese.

È tuttavia difficile dire che in Francia l’assimilazione abbia fornito, in termini di sicurezza e di integrazione risultati vincenti, specialmente per quanto riguarda le seconde generazioni.

Più di vent’anni fa Stefano Rodotà proponeva una variante avanzata del melting pot, cioe il cosiddetto “salad bowl”, l'insalatiera: un mix ma non una fusione, in cui le culture si affiancano senza che una annulli le altre o che una sia considerata subalterna alle altre. E ciò proprio per ottenere maggiore uguaglianza di diritti e quindi armonia sociale.

Rodotà è morto, Minniti è al governo.

*** Alessandro GILIOLI, giornalista e saggista, Minniti, Rodotà, trova le differenze, blog 'piovono rane', 4 ottobre 2017, qui


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