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venerdì 29 settembre 2017

#SENZA_TAGLI / Parole, abbiamo un problema (Claudia Vago)

Abbiamo un problema con le parole.
Sarà che invecchio, ma sono sempre più affezionata all'idea che i giornali e i giornalisti debbano spiegarmi il mondo, darmi un punto di vista, non limitarsi a raccontarmi i fatti. Per quello ci sono i flussi di hashtag su Twitter. Però vedo sempre più pigrizia in giro. Non penso sia malafede, credo si tratti di pigrizia. Che porta a osservare le cose dalla propria comoda poltrona posizionata bene in alto da dove si pensa di avere una buona visuale. Invece da lassù le cose non si vedono nelle loro sfumature e nella loro complessità e si finisce per usare parole che non descrivono nulla. "Populisti", "antisistema" sono diventati termini buoni per tutto quello che non si sa dove infilare nelle vecchie categorie a cui siamo abituati. E se "destra" e "sinistra", "fascisti" e "antifascisti" sono definizioni ancora valide (ancorché vi sfido a trovare qualcuno che chiama i fascisti col loro nome e non con assurdi sinonimo e giri di parole), chi dovrebbe spiegarci il mondo di fronte alle nuove complessità si rifugia in termini che vogliono dire tutto e, soprattutto, niente. Così si possono mettere nella stessa scatola di "euroscettici" il Front National e Syriza, come se fossero la stessa cosa e come se il loro atteggiamento verso l'Europa avesse le stesse ragioni e tendesse agli stessi fini.

Bisognerebbe abbandonare quelle poltrone, scendere da quella torre e sporcarsi le mani, toccare le cose, vederle da vicino, respirarne gli umori. Solo così le parole possono tornare a significare qualcosa e possiamo trovare nuove parole per la realtà che cambia davanti ai nostri occhi.
Abbiamo un problema con le parole, e un primo passo per affrontare estremismi e pericolosi rigurgiti fascisti sarebbe ammetterlo e tornare a chiamare le cose col loro nome.

*** Claudia VAGO, sociolinguista, Abbiamo un problema con le parole, 'facebook', 26 settembre 2017, qui


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