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venerdì 25 agosto 2017

#RITAGLI / Roma, la guerra ai poveri spacciata per emergenza migranti (Francesca Fornario)

«Vogliamo giocare!» gridano i bambini affacciati alla finestra dello stabile sotto sgombero, sventolando un lenzuolo bianco con scritto «Non siamo terroristi, vogliamo una casa dove vivere». Decine di piccole teste che si sporgono dalla balaustra: «Vogliamo andare in piscina! Vogliamo andare ai giardini!». Da quattro giorni non escono di casa. Casa, per loro che qui sono cresciuti, è lo stabile sotto sgombero in Piazza Indipendenza, a due passi dalla stazione Termini e dalla scuola che frequentano. Un palazzone di sei piani che appartiene a un fondo immobiliare, in disuso da anni prima che qui trovassero rifugio centinaia di rifugiati provenienti dall’Etiopia e dall’Eritrea. Bambini, donne e uomini che – secondo quanto ha stabilito la legge esaminando ogni caso – hanno diritto alla protezione umanitaria, perché fuggono da guerre e persecuzioni. (...)

«Dicono che prendiamo 35 euro al giorno, ma non è vero!», protesta Alem seduta sulla sua valigia, una delle decine accatastate in strada: sacchi neri, scarpe, stampelle, scolapiatti, peluche. Si riferisce alla bufala che circola in rete, periodicamente rilanciata dai giornali di destra. Trentacinque euro a persona – quasi interamente provenienti da fondi europei erogati allo scopo – sono in realtà i soldi percepiti dalle cooperative e che gestiscono i centri di accoglienza per richiedenti asilo.

«Se non vi piace stare in Italia, perché non ve ne andate?», le ha chiesto un ragazzo attirato in piazza dalle proteste. «Perché non possiamo», risponde Alem: «La legge ci obbliga a restare qui». Alcuni ci hanno anche provato ad andarsene, come del resto ci proviamo noi. Un diciottenne italiano su due sogna di andare a lavorare all’estero, e da anni il numero di italiani che lasciano il paese per sfuggire al lavoro precario e sottopagato e agli affitti astronomici è superiore al numero dei migranti che sbarcano qui. «Mi hanno rispedito indietro», racconta Buru, infermiere: «Dal Belgio, dove ho provato a raggiungere mio fratello, e dalla Francia dove abitano i miei cugini che mi avrebbero ospitato. Mi hanno detto che dovevo tornare in Italia». Anche questo prevede la legge. L’obbligo di chiedere asilo nel paese dove si approda, l’obbligo di restarci se la domanda viene accolta. «Ma vivere in Italia è impossibile. Il lavoro non si trova. Quando lo trovi, non trovi la casa: leggi l’annuncio, telefoni, prendi appuntamento per visitare l’appartamento e quando vedono che siamo neri non ce le danno. Sono mesi che cerco una casa da dividere con due amici. Potremmo pagare, ma niente». (...)

*** Francesca FORNARIO, giornalista e autrice satirica, Sgomberi a Roma, la guerra ai poveri spacciata per emergenza migranti, 'ilfattoquotidiano.it', 23 agosto 2017

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