Queste elezioni hanno disintegrato la scena politica tradizionale, cancellando i due partiti che sono stati il fondamento della quinta Repubblica, cioè i socialisti e i gaullisti. Che dovranno dimostrare di essere in grado di ricostruirsi.
[D: A sinistra, molti guardano con ammirazione a Macron]
Macron è un uomo di centro-destra, non ha nulla della cultura di sinistra, non è neppure un timido social-democratico. È totalmente allineato all'austerità dell'Europa di Bruxelles.
[D: Altiero Spinelli scriveva che destra e sinistra, un giorno, si sarebbero distinte dal ripudio o dal favore che avrebbero accordato all'Europa. Non è quello che è successo in Francia?]
Dubito che in Francia conoscano Altiero Spinelli, che era un federalista convinto, non un marxista come me. Marxista ortodossa, per la precisione. (...)
[D: Gli operai sono ancora i lavoratori più sfruttati?]
Gli sfruttati, in senso proprio, sono soltanto loro. Gli altri sono poveri. La lotta di classe è ferocissima, anche in questo momento. Forse, addirittura più di quanto non lo fosse dieci, vent'anni fa. L'attacco della classe dominante agli operai è stato spaventoso. Li stanno facendo a pezzi.
[Ci sono persone che lavorano con la partita Iva che guadagnano di meno e hanno la metà delle loro garanzie.]
Sono lavoratori ridotti a uno stato di miseria. Ma essere o non essere operai non è questione di reddito, dipende dai rapporti di produzione. I lavoratori di cui lei parla o ce la fanno, e allora si arricchiscono; oppure vengono spazzati via. Sono ridotti a una condizione simile a quella del proletariato, ma non sono il nuovo proletariato.
[D: Perché no?]
Perché non avvertono un desiderio di conflitto, tendono ad adattarsi, ad andare ciascuno per la propria strada. Il proletariato non è solo una condizione economica: è anche un modo di percepirsi uguali, fratelli, uniti.
[D: È per questo che nessuno si rivolta più?]
Quando Renzi ha approvato quell'ignobile legge chiamata Jobs Act non c'è stata nemmeno una sollevazione contro. E posso capirlo: se mi dicono di scegliere tra il crepare e il sopravvivere, scelgo di tirare avanti. Capisco meno l'assenza di un'opposizione del ceto politico.
[D: Lei perché ha lottato?]
Perché vivere per accettare il mondo così com'è non vale la pena.
[D: È davvero così male il mondo di oggi?]
Una vita che è invasa anche nella sfera più intima dalla competitività e dal mercato, per me, è insopportabile. Non accetto nulla di questo mondo. Rispetto le culture orientali, l'idea di conciliarsi con il tutto. Ma nella cultura occidentale la politica è conflitto e lotta. (...)
*** Rossana ROSSANDA, 1942, giornalista, saggista, militante politica, ex dirigente Pci, fondatrice de 'il manifesto', intervistata da Nicola Mirenzi, "Macron non ha nulla di sinistra", 'Huffpost', 14 maggio 2017
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