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sabato 6 maggio 2017

#FAVOLE & RACCONTI / Il segreto del Vecchio Contadino (M. Ferrario)

Il Vecchio Contadino aveva superato i novant’anni, eppure era ancora attivo ed energico come avesse vent’anni di meno: mai una malattia, neppure una influenza. Era invidiato da tutti. E lui rispondeva che bastava stare nei campi dalla mattina alla sera. Con l’aiuto del buondio, naturalmente.

Quell’anno, per la prima volta aveva vinto il primo premio del Miglior Raccolto della regione.

Nei paesi vicini, la sera, nei bar, durante le partite a scopa, tutti parlavano di lui. 
Un giornalista del quotidiano locale, nei giorni seguenti alla premiazione, era stato inviato da lui per un’intervista e il Vecchio Contadino aveva acconsentito, sia pure con riluttanza. Non gli piaceva essere al centro dell’attenzione. «Sono un contadino», diceva, «mica una star della televisione.»

«Immagino che non ci svelerà il suo segreto», era stata la premessa del giornalista.» «Però, qualche indicazione forse ce la può dare. Come si fa a vincere questo premio?»
Il Vecchio Contadino aveva sorriso.
«Segreto? Non so. Io faccio il contadino da sempre. Come mio padre, mio nonno e il nonno di mio nonno. Ma qui tutti quelli che sono rimasti a coltivare la terra sono vecchi come me. Abbiamo tutti cominciato da piccoli. Siamo contadini da generazioni. Insomma, un po’ ormai ci sappiamo fare…».

Fece una pausa.
«Anche se…»
«Anche se?», lo incalzò il giornalista
«Non è mai abbastanza quel che si sa fare».
«Non sarà mai abbastanza. Però lei, la scorsa settimana, è stato premiato per il raccolto migliore della zona» insistette il giornalista.
«Vero. Ma non mi faccia diventare un divo.»
«Per carità. Mi interessa proprio il suo mestiere di contadino. Come si fa a farlo così bene da vincere dei premi?»
«Intanto diciamo che la terra è bassa, caro signore. E oggi siamo rimasti in pochi a chinarci.»
«Già, ma anche i suoi colleghi si chinano…».
«Certo, per carità. Sto solo ricordando che in questo mestiere la fatica è il primo concime.»
«E poi?».
«Be’, ci vuole il secondo concime, quello vero. Che prepara la terra a ricevere le sementi.»
«Anche qui, però, penso non ci saranno grandi differenze tra lei e gli altri suoi amici contadini…».
«Non sarei così sicuro. Ognuno, in base alle sue esperienze, ha i suoi espedienti, le sue  tecniche. Comunque, d’accordo: in generale tutti concimiamo…».
«E allora dove sta la sua bravura?».
«Nessuna bravura. Quest’anno, come l’anno passato, ho comprato le sementi migliori.»
«Però quest’anno ha vinto il premio. Gli anni scorsi no.»
«Perché ho fatto una cosa che non avevo mai fatto.»

Il giornalista si era incuriosito. 
E il Vecchio Contadino, che si godeva l’effetto di attesa che stava alimentando, lasciò trascorrere qualche secondo. 
Poi proclamò: 
«Quest’anno ho diviso le mie sementi migliori con i miei vicini.»
Il giornalista si fece ripetere la frase. 
«Ha diviso le sue sementi con i vicini? E cosa c’entrano i suoi vicini?
«C’entrano, caro signore, appunto perché sono vicini.»

Il giornalista stava per irritarsi: 
«Mi sta prendendo in giro?».
«Per nulla. Le sto dicendo la verità. Se ha la pazienza di seguirmi…»
Ma il giornalista non riusciva a trattenersi e proseguì. 
«Mi vuol dire che tutto il segreto sta nella sua generosità?».
Il Vecchio Contadino si fece una grande risata.
«Generosità? No, caro signore. Mi piacerebbe essere buono. Ormai ho una certa età e ogni tanto penso a cosa mi aspetta dall’altra parte. Forse, se avessi pensato di più agli altri nella mia vita… Ma ormai non sono più in tempo.»
«Allora?»
«E’ interesse, caro signore. Banale interesse. Anzi, diciamo meglio: puro egoismo. Che non mi farà andare in paradiso, ma mi ha fatto produrre il miglior grano della zona. Un po' tardi, lo ammetto, ma l'ho capito. E si è sempre in tempo a capire...»

Il giornalista mostrò gli occhi interrogativi.
«Semplice. I miei vicini hanno sempre piantato del grano di qualità buona, ma non la migliore. E anch’io, del resto, non ho mai investito sul massimo della qualità. Poi, l’anno scorso ho provato. Mi sono detto: compro le sementi migliori in circolazione. Mi aspettavo un risultato eccezionale, invece nulla.»
«Lei dice che si è sempre in tempo a capire. Ma io continuo a non capire», confessò il giornalista.
Il Vecchio Contadino la prese alla lontana.
«Vede, caro signore, anche a novant’anni, se si vuole imparare, si impara. Perché non si nasce imparati, ma neppure si diventa. La vita ti insegna sempre. La questione è se vuoi fare l’allievo oppure no. E se vuoi fare girare il cervello».

Il giornalista fremeva.
«Sì, certo, d’accordo, ma…»
Il Vecchio Contadino, sorridendo, scosse la testa.
«Lei non potrebbe mai coltivare la terra. Ha premura, è impaziente, vuole arrivare subito al sodo. Ma la natura ha i suoi tempi. Le sue lentezze. Io sono abituato ad andare con la natura, voi invece avete quelle cose che cliccate, non so neppure come si pronunciano, e credete di ottenere subito il risultato.»

Il giornalista cercò di trattenere la sua ansia. 
Non poteva che dargli ragione.

Il Vecchio Contadino fece un lungo sospiro e riprese, con aria benevola e accondiscendente.
«Comunque, d’accordo. Non la faccio soffrire più. Le svelo il segreto, così fa bella figura con il suo direttore.»
Il giornalista distese la faccia in un largo sorriso. 
Finalmente. 
Era tutto orecchie. 
Girò le pagine del taccuino fino a trovare quella bianca. 
Levò la biro dalla tasca.

«E’ tutto un problema di polline. Il vento solleva il polline e lo trasporta da un campo all’altro. E così l’impollinazione incrociata, l’anno scorso, nonostante le mie sementi di alta qualità che avevo comprato per la prima volta nella mia vita, violando il mio atteggiamento abitudinario e sempre un po' tirchio, aveva reso povera la qualità del mio raccolto. Potevo tornare alle sementi solite e accontentarmi della qualità del frumento di sempre: in fondo mica era male. Invece ci ho ragionato un po' sopra. E così ho imparato. Quest’anno ho comprato i semi ancora migliori, ma li ho divisi con i miei vicini. Ho voluto che piantassero solo quelli. Ho faticato a convincerli, ma ce l'ho fatta: mi hanno obbedito, superando le diffidenze che spesso noi contadini abbiamo l'un con l'altro. E così loro hanno migliorato la produzione del loro grano e io ho vinto il primo premio. Ci abbiamo guadagnato tutti. Semplice, potrei dire ora. Eppure, in fondo, non così semplice: se l'ho capito a novant'anni...».

*** Massimo FERRARIO, 2011-2017, per Mixtura - Rielaborazione originale di un famoso racconto antico, pubblicato anche da Anthony de Mello, Questioni di interesse, in La preghiera della rana, vol. II, 1989, Edizioni Paoline, 1992.


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