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venerdì 14 aprile 2017

#SGUARDI POIETICI / L'amore disperato verso tutte le cose (Cesare Pavese)

Ascolteremo nella calma stanca
la musica remota
della nostra tremenda giovinezza
che in un giorno lontano
si curvò su se stessa
e sorrideva come inebriata
dalla troppa dolcezza e dal tremore.
Sarà come ascoltare in una strada
nella divinità della sera
quelle note che salgono slegate
lente come il crepuscolo
dal cuore di una casa solitaria.
Battiti della vita,
spunti senz’armonia,
ma che nell’ansia tesa del tuo amore
ci crearono, o anima,
le tempeste di tutte le armonie.
Ché da tutte le cose
siamo sempre fuggiti
irrequieti e insaziati
sempre portando nel cuore
l’amore disperato
verso tutte le cose.

*** Cesare PAVESE, 1908-1950, scrittore, traduttore, saggista, poeta, L'amore disperato verso tutte le cose, da Il mestiere di vivere. Diario 1935-1950, Einaudi, 1952.
L'attribuzione corretta è indicata dal lettore Claudio Fiegns, qui sotto, nei commenti.


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2 commenti:

  1. È sicuro del riferimento bibliografico al libro "Il mestiere di vivere"?
    Si tratta piuttosto di un estratto da una poesia giovanile risalente al 1928 - Penso la mia vecchiezza solitaria - pubblicata in una raccolta di poesie di Pavese edita da Einaudi nel 1998.

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  2. Intanto grazie per l'utile (e cortese) segnalazione
    Credo che lei abbia ragione.
    Al momento non riesco a rintracciare la vecchia copia de 'Il mestiere di vivere' che avevo in biblioteca, ma a rigore il testo di Pavese, essendo un diario in prosa, non dovrebbe comprendere versi poetici e dunque, anche senza una verifica diretta, direi che la mia attribuzione appare quanto meno illogica.
    Non solo: curiosando in rete, ho trovato 'prove' che suffragano quanto lei segnala: ad esempio, Antonio Spadaro in 'L'esperienza della letteratura', Jaca Book, 2009, fa riferimento appunto a una produzione giovanile di Pavese del 1928.
    Credo di essere stato aiutato a commettere l'errore da diversi siti web che indicano come fonte appunto 'Il mestiere di vivere', ma resta il fatto che l'errore è mio e me ne scuso.
    Ancora grazie.

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