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martedì 4 aprile 2017

#POETI RECITATI / Arrivederci, bandiera rossa, di Evgenij A. Evtušenko (lettura di Moni Ovadia)


Moni OVADIA legge Arrivederci bandiera rossa di E.A. Evtušenko
dallo spettacolo La bella utopia
video 3min02

Arrivederci, bandiera rossa - sei scivolata giù dal Cremlino 
non come ti innalzasti, agile, lacera, fiera,
sotto le nostre bestemmie sul Reichstag fumante,
sebbene anche allora intorno alla tua asta, si consumasse una truffa.

Arrivederci bandiera rossa… Eri metà sorella, metà nemica.
In trincea eri speranza unanime d’Europa,
ma tu cingevi il Gulag con un rosso schermo
e tanti infelici in tuta da carcerati.

Arrivederci, bandiera rossa... Riposa, distenditi.
E noi ricorderemo quelli che dalle tombe più non si leveranno.
Gl’ingannati che hai condotto al massacro, alla strage,
ricorderanno anche te - ingannata tu stessa.

Arrivederci bandiera rossa... Non ci portasti bene.
Grondavi di sangue e noi col sangue ti togliamo.
Ecco perché adesso non ci sono più lacrime da asciugare:
così brutalmente sferzasti, con le nappe scarlatte, le pupille.

Arrivederci, bandiera rossa… Il primo passo verso la libertà
lo compimmo d’impulso con la nostra bandiera
su noi stessi, nella lotta inaspriti.
Che non si calpesti di nuovo «l’occhialuto» Zivago.

Arrivederci, bandiera rossa… Da te disserra il pugno,
che ti serra di nuovo, ancora minacciando fratricidio,
quando all’asta si afferra la marmaglia
o la gente affamata, confusa dalla retorica.

Arrivederci bandiera rossa… Tu fluttui nei sogni,
sei rimasta una striscia nel russo tricolore.
Nelle mani dell’azzurrità e del biancore
forse il colore rosso dal sangue sarà liberato.

Arrivederci, bandiera rossa… guarda, nostro tricolore,
che i bari di bandiere non barino con te!
Possibile anche per te lo stesso giudizio:
pallottole proprie ed altri ne hanno la seta divorato?

Arrivederci, bandiera rossa… Sin dalla nostra infanzia
noi giocavamo ai «rossi» e i «bianchi» li pestavamo forte.
Noi, nati nel paese che più non c’è,
ma in quell’Atlantide noi eravamo, noi amavamo.

Giace la nostra bandiera al gran bazar d’Ismajlovo.
La smerciano per dollari, alla meglio.
Non ho preso il Palazzo d’inverno. Non ho assaltato il Reichstag.
Non sono un kommunjak. Ma guardo la bandiera rossa e piango.


*** Evgenij Aleksandrovič Evtušenko, 1932-2017, poeta russo, Arrivederci bandiera rossa, 23 giugno 1992, testo qui
https://it.wikipedia.org/wiki/Evgenij_Aleksandrovi%C4%8D_Evtu%C5%A1enko


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