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giovedì 5 gennaio 2017

#SENZA_TAGLI / Grillo, la sua idea di democrazia (Selvaggia Lucarelli)

Beppe Grillo ha un'idea di democrazia che non partorirebbe neppure un bambino di quinta elementare. 
È vero che i giornali sono (a volte) scorretti e faziosi in maniera ignobile, ma ci scrive gente che a) ci mette la faccia b) risponde delle eventuali cazzate che scrive c) ha una patente per scrivere, che sia un tesserino, un titolo di studio, capacità di scrittura, uno straccio di cultura generale o più banalmente la fiducia di un direttore e di un editore. 
Sulla rete scrivono tutti, indistintamente. Tutti si arrogano il diritto di scrivere di cose che non sanno o che non sanno in un italiano corrente, in molti non ci mettono la faccia ma utilizzano fake, tanti pensano che un commento da bar o da osteria abbia la dignità di un post o di un commento in pagine che meriterebbero altri livelli di discussione. 

Leggevo la pagina di Grillo che vorrebbe vedere gente estratta a sorte giudicare la veridicità di una notizia. Io non lascerei decidere alla sorte neppure il mio vicino di posto al cinema, se potessi, figuriamoci l'onestà di una notizia. 
Ma Grillo legge la media dei commenti sul web? Non gli si accappona la pelle nel leggere di quanta ignoranza, arroganza, approssimazione e sciatteria sia disseminato il web? Mi immagino la scena: un troglodita che passa le giornate a inventare meme con bestemmie annesse o a postare commenti beceri sulla pagina della squadra del cuore o su quella della Boldrini un bel dì viene estratto a sorte per giudicare la veridicità di una notizia di Mentana sulla posizione della Russia nel conflitto siriano. Ecco. Perché è di questo che stiamo parlando. Se Grillo sapesse quante volte i giornalisti inciampano in bufale che arrivano da segnalazioni di quelli che lui vorrebbe giudici delle bufale altrui, cercherebbe altri argomenti. 
E allora mi spiace mio caro Grillo, ma tra le tue ultime boiate e l'onesta, sacrosanta spocchia di un medico (Roberto Burioni) che scrive di vaccini e meningite e non ritiene di essere obbligato alle democrazia quando si discute di scienza perché "non tutti possono discutere di scienza, ma solo chi ha studiato", ecco, io preferisco la spocchia del dottore. Non tutti possono giudicare la veridicità di una notizia. È una questione di mezzi, strumenti e pure di una certa ambiguità di fondo nell'utilizzo del concetto di "verità" come fosse un ritornello di Rovazzi e non una faccenda più complessa. 
E ti dirò. La trovo più vicina alla mia idea di democrazia. Gli scemi hanno i miei stessi diritti, certo. Che però abbiano anche i miei stessi doveri: quello di informarmi e pure quello di tacere se non sono informata.

*** Selvaggia LUCARELLI, giornalista, 'facebook', 3 gennaio 2017, qui


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