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sabato 3 dicembre 2016

#FAVOLE & RACCONTI / Lo psicoterapeuta e la giovane paziente (M. Ferrario)

Luce soffusa, clima rilassante.
Due poltrone, una di fronte all'altra: comode, invitanti, firmate da designer alla moda. 
Una grande pianta da appartamento, sempre verde, in un angolo della stanza. 
Musica new age di sottofondo, appena accennata.
Autunno, quasi sera: un'ampia vetrata che dà su un giardino.
Un bastoncino di incenso su un tavolino, accanto ad una lampada che illumina morbidamente tutto l'ambiente.

Primo colloquio.
Lo psicoterapeuta verifica con la paziente se ci sono possibilità di avviare un'analisi.

Lei è una ragazza avvenente, prosperosa, ma profondamente infelice: è convinta che questa sua bellezza, anziché favorirla nei rapporti sociali, le sia di ostacolo.
Superando l'imbarazzo, dopo tante titubanze, si è confidata con l'amica del cuore.
Che le ha suggerito di provare a parlarne con qualcuno che la potesse aiutare professionalmente.
E l'ha indirizzata dalla persona con cui ora è seduta nella stanza.

Lo psicoterapeuta, dopo aver raccolto le prime informazioni sul disagio della giovane e essersi fatto raccontare per brevi cenni la sua biografia, sta sottoponendo la ragazza ad alcuni test: schizza dei disegni su un foglio e invita la ragazza a dirgli cosa vede. 

Nel primo test lo psicoterapeuta traccia due linee rette orizzontali.
Le chiede:
«Che cosa rappresentano?». 
La ragazza risponde con sicurezza: 
«Un uomo molto magro che fa all'amore con una donna molto magra». 

Lo psicoterapeuta stacca un nuovo foglio dal blocco e vi disegna due linee curve.
Le chiede:
«E qui cosa vede?». 
La ragazza, sempre pronta, prima emette un accenno di sospiro e poi risponde, con un tono che tradisce una qualche nota di aggressività: 
«Un uomo grasso che fa all'amore con una donna grassa». 

Lo psicoterapeuta fissa la ragazza per un attimo.
Le annuncia che questa sarà l'ultima prova.
Nel nuovo foglio si limita a disegnare un cerchio molto grande, senza aggiungere altro: né linee rette né linee curve.
Le chiede:
«E stavolta, cosa vede?».

La giovane è infastidita e annoiata: sembrerebbe non voler rispondere.
Poi, rassicurata dall'annuncio che si tratta del test finale, risponde, facendo cadere le parole dall'alto:
«E' evidente, dottore: un uomo obeso che fa l'amore con una donna». 

Lo psicoterapeuta lascia passare qualche secondo.
«Immagino che l'uomo sia rappresentato dal cerchio...».
Lei annuisce, innervosita:
«Naturalmente: dove vuole che sia, se no?».
Lo psicoterapeuta non raccoglie.
Con calma, domanda:
«E la donna, dove la vede disegnata?».
La giovane, sempre più seccata, sbuffa.
«Non c'è, naturalmente».
«E allora come mai lei l'ha vista?».
«Perché è rappresentata dal foglio bianco».

Lo psicoterapeuta solleva gli occhi, a incontrare quelli della giovane.
Le lancia un sorriso.
«Certo».
Poi, forse senza accorgersene, emette un leggero sospiro.

La giovane, decisamente scocciata, non sembra per nulla curiosa di conoscere l'opinione dello psicoterapeuta: ha buttato lo sguardo sugli alberi del giardino su cui si affaccia la grande finestra della stanza e finge assenza e disinteresse.

Lo psicoterapeuta nota il comportamento, ma non lo dà a vedere.
Attende che la giovane smetta di guardare fuori dalla finestra.
Niente.
Allora la incalza:
«Non è curiosa di sapere cosa ne penso?».

Alla ragazza sfugge un pensiero a voce alta: lo mormora, come parlando a se stessa:
«Forse non era il caso che venissi...» .

Lo psicoterapeuta ha registrato il commento, ma continua a mostrarsi imperturbabile.
Vuole comunicare comprensione e far capire che la ragazza è libera di decidere come crede, senza doversi sentire condizionata da questo primo contatto.
Con tutto il tatto possibile e con il massimo di gentilezza, precisa: 
«Naturalmente solo lei può decidere se le interessa il mio aiuto: nulla può servire se l'interessato...».
La frase è lasciata in sospeso.
La giovane si è chiusa in un silenzio blindato.

Trascorre un minuto: psicologicamente sembra un'ora.
Lo psicoterapeuta è abituato a gestire i silenzi, la paziente no: e ne sente il peso.
Alla fine, infatti, lei, visibilmente disturbata dal clima creatosi, ha un'uscita provocatoria:
«E allora, dottore, vuole decidersi a dirmi cosa ha ricavato dai suoi disegnini?».
Lui resta calmo: prima di risponderle, le lancia un sorriso benevolo.
«Al momento, per quello che le posso dire, mi pare di notare in lei una certa... come dire... ossessione...».

La giovane ha uno scatto improvviso: non l'ha lasciato terminare, come punta da un serpente.
Alla parola 'ossessione' ha reagito esibendo tutto il suo stupore e alzando la voce.
«Ossessionata? Io, ossessionata? E di cosa dovrei essere ossessionata?».

Lui resta impassibile.
Con calma completa la frase:
«Dicevo che mi pare lei veda sesso un po' ovunque. Nei tre disegni che le ho mostrato, ho tracciato delle linee rette, delle linee curve e un cerchio: e lei ogni volta ha visto uomini e donne che facevano sesso. Forse è da qui che dovremmo partire per i nostri discorsi...».

La giovane ormai è in piedi.
Stizzita.
Esagitata.
Rossa in viso.
Cerca con gli occhi il cappotto.
Lo toglie con violenza dall'attaccapanni e se lo infila.
Esplode:
«Non so se provocare fa parte dei suoi metodi, dottore, ma le confesso che questo suo approccio non mi piace per nulla. E il nostro rapporto termina qui. Io sono una donna per bene: sono io che le chiedo se lei per caso non è ossessionato dal sesso. Per tre volte mi propone dei disegnini osceni: e cosa vuole che le risponda? Forse è lei ad aver bisogno dell'aiuto di qualche suo collega ...».

*** Massimo Ferrario, Lo psicoterapeuta e la giovane paziente, 2013-2016, per Mixtura, Riscrittura di una storiella famosa, diffusa anche in internet.

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