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martedì 22 novembre 2016

#RITAGLI / Post-Verità, la nostra era (Christian Salmon)

(...) Roosevelt fu il primo presidente a utilizzare la radio per comunicare con gli americani. Kennedy inaugurò l'era della televisione. Quando Roosevelt faceva un discorso alla radio, "la gente aveva il tempo necessario per riflettere, poteva combinare l'emozione e i fatti", spiega il neuroscienziato António Damásio. "Oggi, con internet e la televisione via cavo che diffondono informazioni 24 ore su 24, sei immerso in un contesto in cui non hai più il tempo di riflettere. Gli elettori sono guidati da sentimenti puri di simpatia o di avversione, di armonia o di disagio che gli ispirano i candidati che conoscono attraverso la loro narrazione". In società ipermediatizzate, percorse da flussi di informazioni continui, la capacità di strutturare una visione politica non con argomenti razionali ma raccontando delle storie, è diventata la chiave della conquista e dell'esercizio del potere. Non è più la pertinenza che dà alla parola pubblica la sua efficacia, ma la plausibilità, la capacità di mobilitare in suo favore grandi correnti di pubblico e di adesione...

L'elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti è il punto culminante di questa evoluzione. Con lui, è l'universo dei reality che entra alla Casa Bianca. Più che di costruire la realtà si tratta di produrre un reality show permanente, un universo sfaldato dove la libertà di espressione deve costantemente dare prova di sé attraverso la trasgressione. Il reality show trumpista è un telecarnevale in cui va in scena senza posa il capovolgimento dell'alto e del basso, del nobile e del triviale, del raffinato e del volgare, il rifiuto delle norme e delle gerarchie costituite, la rabbia contro le élite. Trump è una figura del trash del lusso che trionfa sotto i segni del volgare, dello scatologico e della derisione. Il vincente sotto le fattezze del perdente. "Ho messo il rossetto a un maiale", secondo le parole del suo ghost-writer Tony Schwartz. Ai bianchi declassati, che hanno rappresentato il cuore del suo elettorato, propone una rivincita simbolica, la restaurazione di una superiorità bianca scossa dall'avanzata delle minoranze in una società sempre più multiculturale, specchio dei media e degli intellettuali. È contro questo specchio che Trump ha incanalato la rabbia verso le élite, gettando discredito sugli uni e ridando credito agli altri al prezzo di menzogne di ogni genere. E l'ha fatto usando le ricette dei reality televisivi, che soddisfano questo bisogno di rappresentazione, ben noto clinicamente, che si nutre dell'impotenza del vivere. È questo bisogno di rappresentazione che Donald Trump è riuscito a captare e trasformare in capitale politico. (...)

*** Christian SALMON, saggista e ricercatore francese, esperto di storytelling, 'Post_Verità', la parola dell'era Trump, 'la Repubblica', 17 novembre 2016, qui
https://fr.wikipedia.org/wiki/Christian_Salmon

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