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domenica 27 novembre 2016

#RITAGLI / Migliora la soddisfazione, ma è assuefazione al peggioramento (Domenico De Masi)

La notizia: 
"Per la prima volta dopo 5 anni, nel 2016, migliorano le stime relative al giudizio delle famiglie sulla soddisfazione per le condizioni di vita". (Istat, qui)

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[D: Cosa non la convince?]
«Un conto è esaminare indicatori oggettivi, tipo il patrimonio, il reddito, ma anche quante volte si è andati al cinema o per quanti giorni si è stati in vacanza, una cosa diversa è la percezione di soddisfazione o insoddisfazione soggettiva, che può essere influenzata da mille fattori».

[D: Per esempio?]
«Che so, uno è momentaneamente infelice per motivi sentimentali o di salute e viceversa. Magari il giorno prima dell’intervista la sua squadra ha vinto e lui è contentissimo. Insomma la sensazione di benessere ha poco valore rispetto agli indicatori oggettivi. E non gli darei tutta questa importanza, tanto più che siamo a ridosso del referendum e facilmente qualcuno può attribuirsi il merito di questo presunto miglioramento».

[D: Pensa che il governo abbia condizionato l’Istat?]
«Ma no, però guardiamo alle cose come stanno. L’Istat ha fatto questa indagine lo scorso marzo su un campione di ben 24mila famiglie. Dal punto di vista della dimensione, niente da dire. Io in 40 anni di ricerche non ho mai avuto i mezzi per lavorare su un campione così ampio. Però, che tra lo scorso Natale e febbraio si siano prodotti eventi tali da migliorare la situazione delle famiglie, non mi pare proprio. Tanto più se il paragone è sugli ultimi cinque anni. Ci sono dati oggettivi a dimostrarlo».

[D: Quali?]
«Per esempio, i poveri sono raddoppiati. Oppure vogliamo parlare della disoccupazione e dei giovani istruiti che non trovano lavoro?».

[D: E allora come spiega il miglioramento della soddisfazione?]
«Con l’assuefazione al peggioramento. Ci si abitua, per esempio, al crescere dell’insicurezza».

[D: Sta dicendo che ci si dimentica di quando si stava meglio?]
«In sociologia usiamo una parola, alienazione, per descrivere lo stato in cui si sta oggettivamente peggio ma non lo si avverte. È uno stato pericoloso anche psicologicamente, perché si abbassano le difese e la capacità di conflitto».

*** Domenico DE MASI, professore emerito di sociologia del lavoro all'uiniversità La Sapienza di Roma, intervistato da Enrico Marro, De Masi: «I poveri crescono. C’è assuefazione al peggioramento», 'corriere.it', 22 novembre 2016, qui


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