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venerdì 18 novembre 2016

#MOSQUITO / Giovani, incoraggiarli verso il vero, bello, buono (Alessandro D'Avenia)

Abbiamo dato loro tutto per godere la vita, ma non abbiamo dato loro una ragione per viverla. Abbiamo scambiato la felicità con il benessere, i sogni con i consumi. 
Il risultato è una generazione spesso perduta in un deserto di noia, a caccia di oasi di senso, intrappolata in miraggi emotivi necessari a risarcire una profonda solitudine, non quella feconda del poeta che si allontana dal mondo per ritrovarsene poi più innamorato e arricchito, ma quella di chi si sente abbandonato da tutto e di cui io sono testimone quando raccolgo le confidenze di ragazzi che mi conoscono solo attraverso i miei scritti. Allora mi chiedo: ma accanto a loro non c’è nessuno che li osserva? Noto una tendenza alla resa nell’età fatta per l’eroismo; infatti quelli che non hanno ancora rinunciato a lottare sentono fortissimo il dolore di qualcosa che era loro dovuto ma che hanno perduto, senza sapere bene come: una sorta di smarrimento. Eppure questo dolore, se decidono di non ignorarlo o lasciarlo prosperare, è la loro salvezza perché acuisce la sete, le domande. 
Una volta un collega mi ha criticato dicendomi: “A scuola bisogna seminare dubbi, non certezze”. Non credo che a scuola l’alternativa sia tra dubbi e certezze, ma tra libertà e schiavitù. Non si tratta di seminare certezze, bensì di incoraggiare l’uso della libertà in direzione di ciò che è vero, bello e buono per ampliare il raggio d’azione del vero, del bello, del buono, le tre cose che rendono una vita appassionata e appassionante. E se non avessimo un minimo di certezze perché insegnare Shakespeare, Omero e Dante? Perché le leggi della fisica? Perché la vita delle stelle e delle cellule? Lo facciamo perché pensiamo che questo serva a orientarsi nel mondo, ad abitarlo, anche quando si fa inospitale.

*** Alessandro D'AVENIA, 1977, insegnante, scrittore, saggista, sceneggiatore, L'arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita, Mondadori, 2016


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