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sabato 5 novembre 2016

#FAVOLE & RACCONTI / Dalla finestra dell'ospedale (M. Ferrario)

Piccolo ospedale di provincia. 
In una camera a due letti, sono ricoverati, da un giorno, un giovane e un vecchio.

Il vecchio è sistemato vicino alla finestra: è stato appena operato all'anca e se tutto procede bene come sembra, la prossima settimana potrebbe venire dimesso.
E' allegro: nonostante una vita di stenti e i tanti acciacchi che negli ultimi anni l'hanno colpito, mantiene un atteggiamento sereno. Ha una parola buona per tutti e cerca sempre di consolare chi si sente a terra.

Il giovane è appena stato ricoverato.
Ha tentato il suicidio buttandosi dal terzo piano di casa: prima di arrivare a terra, è finito sui rami di un albero del giardino che l'ha miracolosamente salvato, ma si ritrova con parecchie ossa rotte.
E' dolorante, depresso, silenzioso: tiene gli occhi chiusi e non vuole vedere nessuno.

Al vecchio l'infermiera ha appena raccontato del nuovo compagno di stanza: gli ha riferito che è malridotto, oltre che sul piano fisico, soprattutto su quello psicologico e che è bene non disturbarlo.
Il giovane continua a sembrare assopito. E' rigorosamente sdraiato: ha una gamba bloccata da tiranti  e entrambe le braccia ingessate.

Sono trascorsi due giorni.
Il giovane continua nel suo mutismo: quando apre gli occhi, li ha sbarrati in direzione del soffitto.
Il vecchio ha cominciato a muovere la gamba, ubbidendo alle prescrizioni della fisioterapista.
Finora ha evitato accuratamente di dire anche una sola parola al ragazzo: si limita a informarsi con regolarità dall'infermiera sulle sue condizioni. Vorrebbe parlargli, ma non osa.

E' metà mattina e il vecchio decide di alzarsi.
Appoggiandosi a un girello, si avvicina alla finestra.
E comincia a raccontare, a voce bassa: come tra sé e sé:
«C'è un giardino, laggiù. Gli alberi sono un tripudio di fioritura. Il sole è caldo, ma non troppo. Spira una leggera brezza. All'ombra, ci sono due panchine che invitano a godersi la giornata. Due giovani, un ragazzo e una ragazza, siedono ognuno per conto proprio. Lei è intenta a leggere un libro: un bel viso aperto, lunghi capelli biondi, le gambe accavallate. Lui ha una giornale e fa finta di sfogliarlo: in realtà, occhieggia in direzione della ragazza. Lei se n'è accorta, ma fa finta di nulla. Dopo un po', la ragazza ripone il libro in borsa e se ne va.»

Il vecchio non aggiunge altro e ritorna a letto, silenzioso.
A mezzogiorno mangia con gusto il pasto servito dall'ospedale.
Poi, verso metà pomeriggio, si rialza e si riaffaccia alla finestra.
E riprende a raccontare, sempre con voce bassa, ma udibile:
«I due ragazzi della mattinata stanno raggiungendo la panchina. Camminano abbracciati e si siedono vicini. Lui non ha più il giornale e lei non ha più il libro. Cominciano a parlare animatamente. Sembrano litigare. Poi sorridono. Lui la abbraccia e la sfiora con un bacio. Lei è contenta. Più lontano c'è una  fontana: due bambini stanno giocando con l'acqua, muovono una barchetta, se la lanciano da una sponda all'altra. Una mamma li chiama: è ora di gelato... »
Anche stavolta il vecchio si interrompe e torna a letto.

Il giorno seguente, in mattinata il vecchio riprende la sua osservazione alla finestra.
«Ci sono due mamme che chiacchierano. Vicino a loro due bambini sono intenti a giocare con le automobiline: le fanno correre accanto alle panchine in cui sono sedute le mamme e si divertono a farle scontrare. Poi corrono all'altalena e fanno a gara a chi riesce a darsi più spinta. Sono pieni di vita e fanno venir voglia di correre anche a chi ha una gamba appena operata».

Il pomeriggio, il vecchio rinuncia a gettare lo sguardo dalla finestra e con il girello fa una lunga camminata per il piano del reparto.
Quando rientra in camera, il giovane guarda in direzione della finestra: il suo letto è distante, non può vedere altro che i vetri che affacciano all'esterno.
Il vecchio sta per rimettersi a letto quando il giovane, per la prima volta, fa sentire la sua voce.
«E fuori? Non racconti più nulla?»
Il vecchio sorride: si riavvicina alla finestra e riprende il racconto.
Lo farà per altri due giorni, mattina e pomeriggio. E il giovane, sempre senza dire nulla, ascolterà senza interrompere, ormai come affezionato alle storie di grandi e piccoli che popolano e movimentano il giardino.

* * *
Oggi il vecchio è stato dimesso: sono venuti a prenderlo i parenti e se n'è uscito camminando sulle sue gambe, solo un po' appoggiandosi alla spalla di una nipote.
Il ragazzo dormiva, anche perché aveva trascorso una notte insonne, e lui non ha voluto svegliarlo per salutarlo.

Quando l'infermiera è entrata in camera per portare il pranzo, il giovane ha visto il posto vuoto e si è limitato a chiedere se poteva essere trasferito vicino alla finestra.
L'infermiera ha acconsentito e nel pomeriggio è avvenuto il cambio di letto.

E' stato allora che il giovane, tentando a fatica di mettersi seduto e guardando fuori, non credeva ai suoi occhi.
La finestra alla quale si affacciava il vecchio dà su un muro. Tutto bianco.

Il giovane chiede spiegazioni all'infermiera, che naturalmente non capisce.
«Ma il giardino, là sotto...?».
«Giardino? Quale giardino?».
«Quello di cui parlava il vecchio: dov'è finito?».
«Non c'è mai stato nessun giardino là sotto. Questa finestra è l'unica del reparto che dà su un muro.»
«Ma allora il vecchio cosa vedeva?».
«Niente. Per lui che ci fosse il muro o altro era indifferente».
«Indifferente?»

L'infermiera lascia trascorrere qualche secondo.
«Tu ci vedi, e non hai visto. Lui non vedeva, e vedeva anche ciò che non vedeva».

Il giovane, un po' seccato, ironizza:
«Cos'è...? Uno scioglilingua?».
La donna scuote la testa:
«Era cieco, non te ne sei accorto?».

*** Massimo Ferrario, Dalla finestra dell'ospedale, 2016, per Mixtura - Libera riscrittura di una favola nota, diffusa in internet.

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