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martedì 18 ottobre 2016

#SGUARDI POIETICI / Per Giulio Regeni (Alberto Figliolia)

C’è una madre che aspetta,
aspetta il suo ragazzo.
C’è un padre che aspetta,
aspetta il suo ragazzo.
C’è una sorella che aspetta,
aspetta suo fratello.
C’è una madre che ha perso il figlio
C’è un padre che ha perso il figlio.
C’è una sorella che ha perso il fratello.
Il ragazzo è stato ucciso.
Si chiamava Giulio, figlio e fratello.
Hanno preso Giulio sulle rive del Nilo,
ai piedi del deserto, nel caos e nei fumi
della megalopoli; l’hanno rapito
perché cercava la verità
nelle piazze, nelle strade, nelle fabbriche,
nelle case della povera gente,
degli operai, degli studenti.
Hanno ucciso Giulio e con lui
hanno stuprato le speranze,
l’innocenza del mondo.
Hanno torturato Giulio
bramosi di sangue, sadici, tenebrosi;
gli hanno rotto le ossa;
hanno fatto percorrere i sentieri
dei suoi nervi alla brutale elettricità;
hanno spento la brace violenta
delle sigarette sulla sua pelle giovane,
odorosa come la terra primitiva.
Ma ogni suo gemito era luce di stelle.
Chi ha ucciso Giulio?
Brutali galloni, topi di fogna
con camicie di lino, occhiali a specchio
per non scorgere il proprio orrore,
baffetti infidi come il potere che vi vibra,
le ipocrite parole, belve nei recessi,
i governi senza volto… Loro l’hanno ucciso.
No… non l’hanno ucciso.
Loro non sanno che Giulio è vivo,
vivo in ciascuno di noi per ventura vivi,
per sempre nel cuore del popolo
delle piazze, delle strade, delle fabbriche,
delle case, il popolo della verità,
il popolo della giustizia.
Giulio è vivo e parla
attraverso noi e noi con lui,
noi in lui.
Giulio è vivo…

*** Alberto FIGLIOLIA, 'alberinube', 12 aprile 2016, qui



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