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martedì 20 settembre 2016

#SPILLI / Lacan, farsi capire (M. Ferrario)

Leggo questa citazione di Jacques Lacan:
«
Lo so, sono ritenuto un oscuro che nasconde il suo pensiero dentro cortine fumogene. Mi domando perché. A proposito dell’analisi ripeto con Freud che è «il gioco intersoggettivo attraverso il quale la verità entra nel reale». Non è chiaro? Ma la psicoanalisi non è roba per ragazzi. I miei libri sono definiti incomprensibili. Ma da chi? Io non li ho scritti per tutti, perché siano capiti da tutti. Anzi, non mi sono minimamente preoccupato di compiacere qualche lettore. Avevo delle cose da dire, e le ho dette. Mi basta avere un pubblico che legge. Se non capisce, pazienza. Quanto al numero dei lettori ho avuto più fortuna di Freud. I miei libri sono persino troppo letti, ne sono meravigliato. Sono anche convinto che fra dieci anni al massimo chi mi leggerà mi troverà addirittura trasparente, come un bel bicchiere di birra. Forse allora si dirà: questo Lacan, che banale. 
»
*** Jacques LACAN, 1901-1981, psichiatra e filosofo francese, considerato uno dei maggiori psicoanalisi, citato da Egidio T. Errico, psicoanalista, 'facebook', 19 settembre 2016, qui

Non voglio entrare nel merito del pensiero e del discorso psicologico-filosofico sviluppato da Lacan.
Mi limito a dissentire rispetto alla ostentata fierezza con cui Lacan qui sopra afferma la sua autoreferenzialità: "Mi basta avere un pubblico che legge. Se non capisce pazienza".

E' indubbio che chiunque può decidere di parlare solo a se stesso, magari senza preoccuparsi di farsi capire anche da se stesso. 
Ma forse, in questo caso, qualche problema c'è. 
In chi parla, ovviamente, e non in chi ascolta. 

Se uno ha delle cose da dire, e a maggior ragione ritiene che meritino di essere dette, non è né marketing né "compiacenza" fare in modo che l'altro capisca. 
Significa, semplicemente, comunicare: cioè, etimologicamente, 'mettere in comune'. 
Ossia "condividere la responsabilità" (dal latino, 'cum'+'munia') di farsi capire e di capire. 
Altrimenti è onanismo.

A meno che - e prendo spunto dal finale della citazione sopra riportata - si creda che le cose chiare e comprensibili, proprio per questo, diventino banali.
In questo caso, infatti, più si è criptici e meno si è banali.
E' un punto di vista. 
Sempre se si riesce, da quel punto di vista, a far vedere qualcosa.

Io preferisco Aristotele, Freud e Jung
Non credo scrivessero per dei 'ragazzi': la loro lettura, tuttora, richiede impegno, una certa competenza di fondo, interesse all'argomento, motivazione a capire, voglia di apprendere. 
Però il loro pensiero, condivisibile o meno, per la maggior parte delle loro opere, scorre fluido e chiaro. 
E quanto più lo capisci, tanto più, anche per questo, diventa affascinante.
Se non altro è la conferma che la profondità di una visione può sposarsi con la sua comprensibilità.

*** Massimo Ferrario, Farsi capire, per Mixtura

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