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domenica 14 agosto 2016

#LIBRI PIACIUTI / "Central Park", di Guillame Musso (recensione di M. Ferrario)

Guillame MUSSO
"Central Park"
2014, Bompiani, 2015-2016
traduzione di Sergio Arecco
pagine 300, € 13,00, € 3,49

Mistero, adrenalina, colpi di scena
Solo tre cose si possono dire di questo libro (Central Park) di Guillame Musso.
La prima è che il suo autore è uno scrittore francese tra i più venduti, non solo in Francia, per il modo particolarmente emozionante di costruire trame enigmatiche e tese, che girano a ritmi vorticosi con la precisione dei meccanismi di alta orologeria e spingono il lettore, in molti punti, a 'trattenere il fiato': espressione consunta, ma in questo caso assolutamente appropriata e non metaforica. 

La seconda cosa è che le prime pagine di questo 'giallo' si aprono subito con un fatto che pare davvero inspiegabile. Alice, una giovane poliziotta francese, si sveglia su una panchina di New York, a Central Park appunto, raggomitolata e ammanettata a uno sconosciuto. Lui, più stupito di lei, le si presenta come un jazzista americano di nome Gabriel. La donna ricorda vagamente che la sera prima si era presa una sbronza con le amiche in un locale degli Champs-Elysées a Parigi. L'uomo spergiura che la sera prima stava suonando in un locale di Dublino e non capisce come e quando sia finito su quella panchina. Alice si accorge di non avere più un documento di identità e rintraccia, al posto della pistola di ordinanza, una nuova pistola, sconosciuta, con il calcio incrostato di sangue: fa ogni sforzo per ricordare i fotogrammi che l'hanno portata in quel punto di Central Parkl, ma si ritrova in testa il vuoto.

La terza cosa possibile da dire è che la vicenda si dipana tutta a partire da questa scena: la coppia di Alice e Gabriel è in qualche modo obbligata ad agire a stretto contatto per tutta la storia, in un turbinio di azioni e cambi di situazioni, sorprendenti e frenetiche, che hanno come ovvia finalità quella di risolvere il mistero di partenza.

Di tutto ciò che accade dallo strano ritrovamento dei due ammanettati sulla panchina di New York in poi si deve solo tacere, ovviamente per non rovinare il gusto di calarsi nella trama. 
La cattura è scontata, oltre che per l'abilità dello scrittore di muovere le tessere del puzzle in un crescendo di tensione, per l'uso di uno stile nervoso, secco e veloce, che pure, in alcuni momenti, sa quietarsi in descrizioni di effetto e suggestive, sia di paesaggi naturali che di dinamiche psicologiche.
Chi ama il succedersi frenetico di azioni, capaci anche di prendere in contropiede, ha materia per alimentare l'adrenalina. E si troverà a dover contenere l'impazienza di arrivare al finale.

*** Massimo Ferrario, per Mixtura
«
All’inizio il soffio vivace e pungente del vento sul viso. 
Il fruscio leggero delle foglie. Il mormorio distante di un ruscello. Il cinguettio discreto degli uccelli. I primi raggi del sole che s’indovinano attraverso il velo delle palpebre ancora chiuse. 
Poi lo scricchiolio dei rami. L’odore della terra umida. Quello delle foglie in decomposizione. L’odore penetrante e selvatico del lichene grigio. 
Più lontano, un ronzio incerto, onirico, dissonante. 
Alice Schäfer aprì gli occhi con difficoltà. La luce del giorno nascente la accecava, la rugiada dell’alba le appiccicava i vestiti. Madida di un sudore ghiacciato, batteva i denti. Aveva la gola secca e un forte sapore di cenere in bocca. Le sue articolazioni erano anchilosate, le membra rattrappite, la mente intorpidita. Quando si tirò su, si accorse di essere sdraiata su una ruvida panchina di legno grezzo. E, sbalordita, sentì pesarle addosso il corpo di un uomo massiccio e robusto, raggomitolato contro il suo fianco. 
Alice cacciò un grido e il suo cuore prese a battere all’impazzata. Nel tentativo di liberarsi, si piegò in avanti e con lo stesso movimento si alzò. Fu allora che si rese conto che la sua mano destra era ammanettata al polso sinistro dello sconosciuto. Provò a indietreggiare, ma l’uomo restò immobile. (Guillame Musso, "Central Park", Bompiani, 2015-2016)

“Bene, ora basta cazzate!” disse perdendo la pazienza. “Dove siamo, qui? A Wicklow?” 
Alice scosse il capo. 
“Wicklow? Dov’è?” 
“Una foresta a sud,” sospirò. 
“A sud di che?” domando lei. 
“Mi sta prendendo per il culo? A sud di Dublino!” 
Alice lo guardò stralunata. 
“Lei pensa sul serio che siamo in Irlanda?” 
Lui sospirò. 
“E dove dovremmo essere, altrimenti?” 
“Be’, in Francia, suppongo. Vicino a Parigi. Direi la foresta di Rambouillet o…” 
“La smetta con le idiozie!” tagliò corto lo sconosciuto. “E poi lei chi è, scusi?” 
“Una ragazza con una pistola. Quindi sono io che faccio le domande.” 
Le lanciò un’occhiata di sfida, ma capì che non era lui ad avere in mano la situazione. E lasciò che tra loro calasse il silenzio. (Guillame Musso, "Central Park", Bompiani, 2015-2016)
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