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venerdì 8 luglio 2016

#MOSQUITO / Giovani, vanno pagati (Beppe Severgnini)

(...) Se un ragazzo, pur di trovare un'occupazione, è disposto a lavorare gratis e un datore di lavoro è ben contento di non pagarlo, state certi: il modo si trova. Al Salone del Libro di Torino, sperando d'essere utile ai lettori più giovani, ho elaborato la Regola Pippo. È un acronimo, formato dalle iniziali di cinque suggerimenti. Lavorare gratis si può, ma devono ricorrere queste condizioni. 
Per scelta - Rinunciare al compenso è una libera scelta; ma dev'essere libera davvero. Chi s'impegna nel volontariato lo sa. Se una ragazza ha bisogno di guadagnare e viene retribuita con vaghe promesse, non sceglie: subisce. Non è con gli incoraggiamenti e le pacche sulle spalle che si paga l'affitto.
Investimento Reciproco - Un ragazzo vuole capire se è adatto a un lavoro e se il lavoro è adatto a lui. Una nuova iniziativa ha bisogno di un periodo di rodaggio. Un gruppo di giovani si mettono insieme e decidono di non cercare subito un reddito. Si può lavorare gratis, in questi casi. È un modo di costruire il futuro. 
Persone Serie - Molte offerte di impiego gratuito arrivano da persone/organizzazioni poco serie. Gente con cui non si dovrebbe prendere neppure un cappuccino, figuriamoci lavorare. Come si capisce? Si capisce. Ma talvolta l'ansia di trovare qualcosa da fare è tale che non si vuol capire. 
Patti Chiari - Il periodo di prova non può allungarsi troppo: questo dev'esser chiaro da subito. È come per i fidanzamenti: ci si sposa o ci si lascia. Trasformare il provvisorio in definitivo può far comodo a qualcuno (di solito, a un maschio). Ma non conviene. 
Occasionalmente - Prestare la propria opera gratuitamente dev'essere, comunque, un'eccezione. Il datore di lavoro che trasforma l'eccezione nella regola non è una persona seria (vedi punto 3). È accaduto con lo stage. L'ho detto e l'ho scritto, lo ripeto: doveva essere un modo in cui le imprese aiutavano i ragazzi, è diventato un modo in cui i ragazzi aiutano le imprese. 

Riassumendo: lavorare gratis si può, ma solo quando lo dice Pippo. E Pippo aggiunge, se ascoltate bene: «Pagate sempre i ragazzi che lavorano per voi!». È corretto, lungimirante e opportuno. Fa bene all'autostima: di chi viene retribuito e di chi retribuisce. Vero, avvocato? 

*** Beppe SEVERGNINI, giornalista e saggista, Il primo dovere è pagare i giovani, ‘Corriere della Sera’, 23 maggio 2013.


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