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sabato 23 luglio 2016

#LIBRI PREZIOSI / "Il coniglio Hitler e il cilindro del demagogo", di Moni Ovadia (recensione di M. Ferrario)

Moni OVADIA, "Il coniglio Hitler e il cilindro del demagogo"
La Nave di Teseo, 2016
pagine 153, € 15,00, ebook € 9,99

Un pamphlet senza sconti: che fa bene
Ogni tanto spunta fuori dal cilindro, come il classico coniglio. Ma in questo caso il simpatico animaletto bianco del prestigiatore non c'entra, perché si tratta di un orrido omuncolo con i baffetti: si chiama Hitler ed è responsabile di genocidio e delle decine di milioni di morti della seconda guerra mondale. Viene evocato tutte le volte che l'Occidente decide di combattere i dittatorelli sparsi qua e là per il mondo: gli stessi che magari per un po' gli hanno fatto comodo, ma che a un certo punto decide di scaricare, sempre avendo come unica bussola quella politica di potenza che serve a salvaguardare i propri interessi, giustificando le guerre (che ha peraltro imparato a non chiamare neppure guerre) e rendendo impossibile la pace.

E' duro, scomodo, tagliente questo pamphlet di Moni Ovadia: non fa sconti e va diretto e senza fronzoli alla radice dei fatti, gettandoci in faccia la sua lettura del mondo, di ieri e di oggi, senza paura di ribaltare luoghi comuni e interpretazioni dominanti. 
Chi conosce l'autore, per i suoi scritti anche di teatro e la ricca attività culturale che svolge da anni, sa cosa aspettarsi. In un'epoca in cui domina l'acquattamento conformista, Ovadia, anche in questo testo, continua a posizionarsi con nettezza, schierando tutti i suoi argomenti e la sua passione in difesa dei 'senza-potere', di qualunque colore e nazione essi siano, e contro il dominio violento, spesso omicida, che da sempre percorre la storia. 

Ne escono pagine accorate e indignate sulla vigliaccheria dei potenti che non fermarono Hitler, in contrapposizione al coraggio dimostrato da Bulgaria e Danimarca che invece si rifiutarono di consegnare i 'loro' ebrei ai nazisti. E paiono ancor più gridati nella sostanza, proprio perché anche qui la compostezza formale non viene mai meno, i capitoli dedicati a Israele e al Medio Oriente. 
L'ascendenza ebraica, sempre rivendicata con orgoglio da Moni Ovadia, insieme con la sua sofisticata cultura yiddish, sono un motivo in più per spingerlo a ribadire una posizione di assoluta contestazione della politica del governo israeliano e di netta difesa del popolo palestinese: per quanto fuori dal pensare corrente, gli argomenti ricordati mostrano una plausibilità storica e una logica razionale che esigono di essere ascoltati e di cui non ci si può sbarazzare facilmente.

Fa bene, ogni tanto, ricevere sferzate di intelligente passione umana: sapere che ancora c'è chi non demorde nel denunciare le troppe menzogne passate per verità e nel richiamare tutti noi alla conoscenza critica di quanto accade nel mondo (e spesso noi stessi facciamo, o lasciamo, accadere). Forse aumentare la consapevolezza, riconoscendo gli inganni e dicendoci con schiettezza le cose spiacevoli, non è un antidoto sufficiente contro quell'incivilimento progressivo che talvolta ci pare inarrestabile. Ma almeno è indispensabile.
Qualcuno aveva l'abitudine di ripetere: "restiamo umani". E' un invito che ha un presupposto: che non perdiamo la categoria dell'umano. Certe letture servono anche a questo. 

*** Massimo Ferrario, per Mixtura
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Non è vero che Hitler ha in sé qualcosa di bestiale, è un tipico figlio dell’umanità moderna, ne sono profondamente convinto. È stata l’intera umanità a generarlo e a crescerlo, ed egli è il più sincero interprete dei suoi intimi e segreti desideri. (Moni Ovadia, "Il coniglio Hitler e il cilindro del demagogo", La Nave di Teseo, 2016)

L’Occidente è stato ed è il responsabile principale, ancorché non unico, del più vasto e perdurante crimine di tutti i tempi: il colonialismo. Il colonialismo fonda se stesso sulla logica del privilegio, sull’affermazione della diseguaglianza fra gli uomini e le genti, si autolegittima sulla pretesa di un’autoelezione – the burden of western civilization (il fardello della civilizzazione occidentale) –, un destino di origine religiosa, che prevede una missione. Colonialismo e razzismo sono le facce della stessa moneta e non sono pensabili senza una convinzione di superiorità del colonizzatore nei confronti del colonizzato. (Moni Ovadia, "Il coniglio Hitler e il cilindro del demagogo", La Nave di Teseo, 2016)

Vi ricordate uno degli Hitler di seconda generazione che hanno attraversato la nostra epoca, il rais iracheno Saddam Hussein? Ve lo ricordate con i suoi baffi virili, con le sue divise marziali, vi ricordate anche la sua cattura nel degrado? Ne rammentate l’orrenda esecuzione capitale? Pagava il fio della sua imperdonabile colpa di avere osato mettersi contro i potenti dell’Occidente. Ma fino a un pugno di anni prima, quando il rais babilonese si comportava davvero alla maniera di Hitler e gasava ripetutamente i civili innocenti del popolo curdo o le giovanissime guardie della rivoluzione dell’Iran in una guerra terrificante, allora i Soloni dei diritti umani di casa nostra non solo non muovevano un dito per fermarlo, ma gli fornivano con dovizia armi chimiche di tipo più perfezionato del sinistro Zyklon B, lo ingozzavano di ogni genere di armamenti e lo incensavano. 
E lo stesso è stato fatto con ogni risma di dittatori sanguinari e caudillos fascisti e criptofascisti in qualunque angolo del vasto mondo, sempre con l’eternamente funzionante giustificazione di proteggere la nostra “libertà” e la nostra “democrazia”. Regimi autoritari ignari dei diritti umani come la Turchia, o iper-repressivi, finanziatori e sostenitori appassionati del terrorismo internazionale come l’Arabia Saudita hanno goduto dello status di alleati e amici e della clausola del “più favorito”. Per legittimare una politica così vergognosa i boys della CIA e del dipartimento di stato hanno coniato una sapida espressione per definire i leader di quei paesi canaglia: he is a son of a bitch, but he is our son of a bitch, ovvero “è un figlio di puttana ma è il nostro figlio di puttana”. Purché stia con noi e faccia i nostri interessi ci va bene anche il peggiore dei farabutti. (Moni Ovadia, "Il coniglio Hitler e il cilindro del demagogo", La Nave di Teseo, 2016)

Israele è una democrazia e questa affermazione è un assioma. E se, come accade a me, una domanda vi sorge spontanea: “Una democrazia autentica può impunemente occupare e colonizzare terre non proprie contro i pronunciamenti delle massime istanze garanti del diritto internazionale?” non osate rivolgerla a un rappresentante diplomatico israeliano, altrimenti sarete sommersi da un profluvio di propaganda alla fine del quale riceverete il titolo onorifico di ebreo antisemita. Se vi permetterete di definire “colonie” le terre occupate ed edificate da ebrei israeliani nelle terre del popolo palestinese sarete definiti “nemici perversi di Israele”: “perversi” perché avete usato il termine “colonie” invece del più asettico “insediamenti”. Non provatevi a dire che il muro è un muro che separa palestinesi da palestinesi invece di chiamarlo “barriera protettiva”. Se lo fate diventerete nemici di Israele. Non provate a ricordare che lo stato di Israele è l’unico paese del Medio Oriente a essere dotato di una forza nucleare, ed è contestualmente anche l’unico paese che rifiuta di sottoporsi alle verifiche dell’agenzia preposta ai controlli sull’armamento atomico. Vi verrà rivolta l’imputazione di mettere a repentaglio la sicurezza di Israele. Non importa se la notizia è il segreto di Pulcinella ed è di pubblico dominio. Voi vi macchiate della gravissima colpa di argomentare le vostre critiche riportando alla memoria una verità che bisogna sottacere se “si vuole bene a Israele”, e quindi siete ostili a Israele. E se per caso siete ebreo con aria addolorata vi domanderanno: “Perché odi tanto te stesso?” (...)
Da quando in qua, in una democrazia, criticare il governo in carica, anche aspramente, è considerata un’espressione di odio nei confronti del paese e del suo popolo? Ma se si tratta di Israele, il sinistro slogan nazista Ein Volk, ein Reich, ein Führer diventa perfettamente lecito. E se fate notare che identificare leader, nazione, popolo e stato non è democratico, allora siete anti-israeliano, cioè antisionista, ovvero anche antisemita. (Moni Ovadia, "Il coniglio Hitler e il cilindro del demagogo", La Nave di Teseo, 2016)
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