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sabato 9 luglio 2016

#FAVOLE & RACCONTI / La cammella (M. Ferrario)

I soldati l'avevano soprannominato Tutto-d'un-pezzo: per il rigore morale e la severità dei suoi comportamenti, in servizio e fuori.
Come colonnello aveva svolto incarichi importanti, tutti con successo.
Ora, prima di essere promosso generale, viene inviato a comandare per almeno due anni il più grande avamposto delle truppe in terra africana, in pieno deserto.

Dopo essere stato accolto formalmente dagli altri ufficiali, il colonnello ordina ad un soldato di accompagnarlo a visitare i vari edifici del fortino, per potersi ambientare. 
Il soldato, durante la perlustrazione, gli illustra la piantina. 
«Ecco, signore, laggiù risiede il comando. A destra, ci sono le camerate dei soldati. A sinistra, l'alloggio degli ufficiali. Dietro il comando, c'è la mensa...».

Il colonnello nota che il soldato non gli ha parlato di una porticina, che vede nascosta alle sue spalle. 
Allora chiede spiegazioni. 
«Scusa, soldato, ma cosa c'è dentro quella porta?». 
«Ah, quella è una specie di stalla. Dentro c'è una cammella», risponde il soldato. 
«Una cammella? E che ci fate con una cammella?». 

Il soldato è imbarazzato. 
«Beh... ehm... signore, vede, noi quaggiù siamo sempre soli, non vediamo mai una donna... Allora, quando abbiamo voglia... lei capisce... insomma, prendiamo la cammella e…». 
Il colonnello lo interrompe.
E' disgustato:
«La cammella?». 
«Sì, sì. Anzi, se pure lei dovesse aver bisogno, signor colonnello, chieda tranquillamente le chiavi a me: sono io che ho il compito di provvedere giornalmente ad alimentare l'animale e a tenerlo in buona salute». 

Il colonnello si infuria:
«Ma come ti permetti, soldato!? Io… la cammella…? Mai!». 
Il soldato solo ora si ricorda del soprannome del colonnello e vorrebbe essersi mozzato la lingua: cerca di recuperare.
«Mi scusi, colonnello, non volevo offenderla: sa, noi siamo soldati e non sappiamo resistere alle tentazioni della carne. Per noi la cammella è preziosa: qui a turno la usiamo tutti e siamo sempre rimasti soddisfatti». 

Dopo alcuni mesi, il colonnello non ce la fa più. 
E' combattuto, non vorrebbe, ha resistito, ma ormai... insomma, si arrende ai 'bisogni della carne', e si decide: supera la vergogna, chiama il soldato e gli ordina di dargli le chiavi della stalla. 
Poi, senza farsi vedere da nessuno, quella notte stessa va a trovare la cammella. 
Apre la porticina, accende la luce e si affretta a tirare il chiavistello. 
Eccola, la cammella. 
E' un po' vecchia e malandata, ma nelle condizioni in cui lui si sente... 
«Ma sì!, chi se ne frega...», dice fra sé il colonnello. 

Dopo una mezz'oretta, il colonnello riporta le chiavi al soldato.

Ma il soldato non riesce a nascondere lo stupore: 
«Che è successo, colonnello, non ce l'ha fatta? Ha rinunciato ad andare con la cammella?».
Il colonnello non riesce a nascondere il rossore alle guance.
Un po' stizzito, ribatte:
«Come no!? Certo che ci sono andato». 
Il soldato è ancora più meravigliato:
«Ma come? In mezz'ora?». 
Il colonnello non capisce:
«Sì, perché? Voi quanto ci mettete?». 
«Be', anche due ore».
Il colonnello è sbalordito: rifà la domanda:
«Anche due ore? Avete bisogno di tutto questo tempo?».
Il soldato, con calma, spiega:
«Beh, colonnello, come sa il villaggio non è vicinissimo e la cammella con i suoi anni ha il passo lento. Tra andare, percorrere il reticolo dei viottoli che portano al quartiere di quelle case, magari fare un po' di coda dopo aver scelto la donna, sbrigare la faccenda e tornare al fortino, un paio d'ore vanno via tutte...».

*** Massimo Ferrario, La cammella, 2013-2016, per Mixtura - Riscrittura di un racconto-barzelletta, diffuso anche in internet.

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