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sabato 2 aprile 2016

#SENZA_TAGLI / Il valore dell'esempio (Alessandra Stranges)

Fin da piccolissimi apprendiamo molte delle nostre competenze imitando persone a noi vicine; dapprima imitiamo chi si occupa del nostro accudimento, successivamente passiamo ad un' imitazione di tipo più ‘sociale’ , ovvero imitiamo compagni d’asilo, di scuola, ecc.

Imitare per i bambini è una forma di apprendimento, li aiuta a costruire nel tempo  il loro modo di fare ed di essere.

Anche per gli animali evoluti l’imitazione è fondamentale per la sopravvivenza e per la vita sociale.

Per portare queste  ovvie  osservazioni  sul piano lavorativo occorre fare un salto in avanti e passare dall’imitazione  cui ho accennato ….che è innata e naturale e non discrimina se il comportamento imitato è ‘buono’ o ‘cattivo’, all’esempio, quest’ultimo inteso nella sua accezione di esempio ‘buono’, da seguire in maniera consapevole per  migliorare se stessi.

Spesso nei contesti di lavoro, quando si entra in un nuovo gruppo, ambiente o progetto…si finisce per ‘assimilare’ e tentare di adeguarsi al contesto ‘sociale’ ed umano con il quale  ci si ritrova ad interagire.  E’ una tattica che mettiamo in atto quasi senza accorgercene: a chi non è capitato di frenare  la propria esuberanza in un nuovo contesto piuttosto formale oppure al contrario di lasciarsi andare in contesti più ‘friendly’?
A tutti.
Tentare di uniformarsi  in nuovi contesti lavorativi può essere un bene – ad es. in ambienti  virtuosi, dove le persone sono altamente motivate, innovative e soddisfatte- e, di contro, un male in ambienti lavorativi asfittici, ipercompetitivi o che soffrono di  altre forme  di malessere ed insoddisfazione.

Siamo soliti quindi prendere esempio dal contesto con cui abbiamo a che fare.

Ma sappiamo anche - nel nostro ruolo - dare il buon esempio?

Nella pratica quotidiana mi rendo conto della grande importanza che riveste per un ‘capo’ saper dare il buon esempio e di come invece questa capacità venga spesso sottovalutata.

Le nostre bacheche di LinkedIn, Facebook e social vari sono stracolme di aforismi ed immagini che raffrontano stili di leadership, differenziano il ‘capo’ dal ‘vero leader’ ecc. ma prendono raramente in considerazione il valore dell’esempio che è  secondo me una caratteristica di fondamentale importanza per un buon leader.

Con l’esempio si impartiscono lezioni fondamentali ai propri collaboratori, con il buon esempio si diventa credibili, autorevoli, affidabili.
Perché?
Semplicemente perché la formazione degli adulti, il cosiddetto ‘apprendimento andragogico’, passa molto più per l’osservazione diretta e l’esperienza che non per le parole e le lezioni ex cathedra e gli esempi - di comportamento, di competenze pratiche, ecc. che trasferiamo  ai nostri collaboratori  non sono altro che la ‘traduzione operativa’ di come approcciamo al nostro lavoro, ma anche lo specchio fedele della nostra vision e del nostro valore come professionisti ( e, si spera, come persone!).

Un ‘capo’ che arriva sempre in ritardo difficilmente sarà credibile quando farà una lavata di testa ad un collaboratore arrivato in ritardo… Probabilmente quel collaboratore penserà che arrivare puntuali ha poco valore, visto che il suo capo non lo fa e, se non lo crede, in tutti i casi mal tollererà che qualcuno che pratica  sistematicamente il ritardo gli dia lezioni su questo fronte…

Questo aneddoto è solo uno dei tanti che si potrebbero riportare, attinenti al nostro quotidiano lavorativo, per dare  la misura del valore dell’esempio che diamo ai nostri collaboratori e di come il nostro comportamento -più delle nostre parole- la dica lunga su che tipo di professionisti  siamo.

E ciò  indipendentemente dal ruolo che esercitiamo in azienda, che ci crediate o meno, sono certa che siamo sempre in grado di ‘influenzare’ qualcuno con il nostro buono/cattivo esempio.

Ecco perché mi piacerebbe che, quando si descrivono le caratteristiche di un buon interprete del proprio ruolo di ‘capo’, ‘leader’ o quello che più vi piace, ci fosse  tra le caratteristiche cardine di questa persona la ‘capacità di dare il buon esempio’.
Un’arte niente affatto facile ma che, a mio parere, costituisce il buon 90% della nostra reputazione.
Quella vera, non quella che crediamo di avere.

La chiosa di questo post non può che essere il consueto aforisma sul tema, che in questo caso recita più o meno così:

«Saranno sempre le nostre azioni a far capire chi siamo. Le azioni dicono chi sei,  le parole dicono chi credi di essere» (Cit. A. Lorenzo)

*** Alessandra STRANGES, manager, Il valore dell'esempio, 'linkedin.com/pulse', 1 aprile 2016, qui

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