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giovedì 31 dicembre 2015

#RITAGLI / Stupri, la falsa indignazione dell'Occidente (Deborah Dirani)

(...) Le donne sono pezzi di carne buoni alla riproduzione, alla cura del maschio e dei suoi figli. Sono schiave per una trama muscolare e un ordito di ossa che le costringe a patire la violenza di un sesso che non desiderano, di un uomo che non amano. Bestie da mercato: ha bei fianchi, farà molti figli. L'indignazione che nelle ultime ore attraversa l'Occidente, suscitata dalla fatwa n.64 del 29 gennaio 2015, che detta le nuove leggi dello stupro nel Daesh, mi suona tanto ipocrita quanto falsa. Come se, con gente pronta a incendiare un altro essere umano, a scaraventare giù dalle rupi un omosessuale, ad abbattere a martellate secoli di storia e civiltà ci fosse da stupirsi che una donna, finita nel carro degli sconfitti, venga stuprata a cadenza quotidiana da un maschio che si serve di Allah per giustificare ogni genere di abominio.

La verità è che abbiamo ogni giorno più bisogno di ingolfarci di orrore verso il Daesh, perché sembra che quanto abbiamo visto fino ad ora non ci sia bastato. La verità è che bastava passare di là dall'Adriatico un paio di decenni fa per contare il numero di figli bastardi degli stupratori della ex Jugoslavia. Che non erano musulmani, ma per niente. Che lo stupro trova infinite e continue legittimazioni nelle menti perverse degli stupratori: si stupra una donna in nome di dio, della specie, dell'etnia, della politica, del piacere. Del potere. Che lo stupro è questo: la perfezione del potere che non si conclude con la morte (finirebbe troppo presto l'orgasmo) ma si ripete ad ogni urlo, ad ogni graffio, ad ogni supplica della vittima. È molto più che un atto sessuale, è un messaggio di onnipotenza che un carnefice lancia alla sua vittima: "Sei mia: farò di te quello che voglio". E allora, guardiamo bene la realtà, leviamoci le lenti della supremazia culturale che oggi, ancora una volta, ci fa sentire migliori di quei disgraziati che tanto ci fanno paura.

Noi gli uomini non li incendiamo, no: ma le donne le stupriamo senza nasconderci dietro la barba di dio. Non lo facciamo da vincitori di una guerra, non le chiamiamo schiave, non regoliamo la cadenza dei nostri rapporti sessuali con loro, non ci preoccupiamo di capire se la femmina a cui strapperemo la gonna sia o meno mestruata. Noi siamo civili occidentali e lo stupro da noi è un incidente: ammesso che tante, troppe sono le donne al giorno abusate in Italia (ce lo dice l'Istat) possano considerarsi un incidente. La differenza tra "noi" e "loro" sta solo nel metodo: il loro è sistematico, regolato da una logica che noi non conosciamo più. È la logica assurda della guerra che impone ai vinti ogni possibile umiliazione. (...)

*** Deborah DIRANI, giornalista,  La falsa indignazione dell'Occidente per le leggi sullo stupro del Califfo, 'L'Huffington Post', 30 dicembre 2015

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