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sabato 26 dicembre 2015

#MOSQUITO / Storie, ci insegnano (Massimo Gramellini)

Perché ci piacciono tanto le storie? Perché rivelano in controluce il segreto dell’esistenza. All’inizio di una storia il protagonista non sa chi è davvero. Custodisce il suo sogno, ma lo rinnega o addirittura non lo conosce. Tocca al narratore sostituirsi alle leggi dell’universo, o se preferite a Dio, e sottoporre l’eroe a una serie di prove che gli consentiranno di rivelarsi agli altri e a se stesso. Se da quando nasci a quando muori nella tua vita non è cambiato tutto o almeno qualcosa, significa che la vita non ti è servita a niente. 
Da ragazzo mi regalarono una maglietta con una frase scritta sopra, attribuita a un personaggio mitico, Re Artù, e rivolta ai cavalieri della Tavola Rotonda: «Siamo stati costretti ad andare in giro per il mondo in cerca di avventure perché non eravamo più capaci di viverle nei nostri cuori». Fu una folgorazione. Dunque le avventure che il mondo celebrava come eroiche non erano che una versione ridotta dell’avventura vera: quella che ognuno può compiere dentro di sé. 
La nostra società non sa più concepire grandi avventure. Si trascina lungo un presente asfittico e avvelenato dalla paura di perdere quello che ha, compreso quello di cui forse potrebbe fare a meno. Glorifica le emozioni più basse, al punto che una parola meravigliosa come «distacco» ha assunto un significato negativo. E disprezza i sentimenti. 
Le emozioni sono violente e brevi, colpiscono e svaniscono. I sentimenti invece sono lenti e profondi, a volte noiosi. Ma parlano il linguaggio universale del cuore, che non si esprime attraverso le parole e i ragionamenti, ma con i simboli. È il linguaggio della musica, dei miti, delle favole. E comunica col muscolo rattrappito della nostra intuizione che Jung chiamava «la voce degli dei». 
La voce ci sussurra ininterrottamente le cose giuste da fare. Ci dice quando una persona o una scelta sono adatte a noi e quando non lo sono. Ci ricorda che la vita ha un senso, sempre, anche quando quel senso non ci piace.

*** Massimo GRAMELLINI, giornalista e scrittore, Fai bei sogni, Longanesi, 2012


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