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lunedì 23 novembre 2015

#LIBRI PREZIOSI / "A noi," di Tommaso Cerno (recensione di M. Ferrario)

Tommaso CERNO, A noi. 
Cosa ci resta del fascismo nell'epoca di Berlusconi, Grillo e Renzi 
Rizzoli, 2015
pagine 305, € 19,00, ebook 9,99

Non è certo questione di biologia genetica: è semplicemente questione di 'dna psico-culturale'. Che si cambia, se si vuol cambiare, non in un 'fiat', ma con fatica e solo se si accetta di pagare il prezzo, costoso e impegnativo, di una fastidiosa autoconsapevolezza.
Non è accaduto, 'a noi' italiani (come ci dice un titolo che vuole essere memoria di una triste retorica, oltre che dedica partecipe e accusa non esterna a chiunque appartenga a questo Paese), perché abbiamo sempre preferito la rimozione: ed è così che il fascismo, non quello storico, ma quello più intimo e personale, depositato nelle nostre viscere, resta dentro di noi. 
E' un po' questa la sintesi, con parole mie neppure troppo brutali, del libro stuzzicante di Tommaso Cerno, che con piglio giornalistico e stile rapido, quasi filmico, ci offre squarci profondi e non banali dell'Italia del Novecento, parlandoci anche dell'oggi. 

Mussolini, Craxi, Berlusconi, Grillo, Renzi. 
Sono questi i maggiori protagonisti, emblematici, della nostra componente culturale più 'oscura', ma non per questo meno attiva e tuttora largamente presente nella pancia collettiva dell'Italia. Le diversità sono ovvie, ma i tratti comuni, ad un'analisi che voglia essere non superficiale, mostrano quei fili che noi italiani volentieri non abbiamo mai rotto, né rompiamo, perché i vantaggi del fare i sudditi anziché i cittadini continuano evidentemente ad apparirci superiori. 
Ed è così che il passato non passa.

Si può concordare o meno con una tesi tanto coinvolgente quanto disturbante, ma credo non si possa negare lo sforzo dell'autore di portare argomenti e dati a supporto, recuperando alla memoria italiana (sempre troppo labile) trame, trasformismi, corruzioni, ruberie, vizi, incompetenze del Potere e atteggiamenti, comportamenti, stili di vita dell'italiano 'comune', attraverso la ricostruzione di fatti e fattacci e di costumi di uno ieri che non smette di sembrare oggi. 

Per chi ha maggiore dimestichezza con la storia italiana, e la politica in particolare, la sorpresa è relativa. Ma ciò che colpisce nel racconto che esce dalle pagine di Cerno è la formula adottata, utilissima per marcare le omogeneità ieri-oggi e per mantenere accesa l'attenzione: una modalità di esposizione che massimizza la 'sincronia'. La narrazione cioè non procede, ordinata e tranquilla in sequenza temporale, ma si sviluppa in modo frammentato, per grandi tematiche, mescolando con efficacia passato e presente: ed è così che i tratti del fascismo di fondo, appunto psicoculturale e non storico, da cui noi italiani non riusciamo ad emendarci, assumono un'evidenza fotografica lampante, difficilmente contestabile.

Un libro che può essere uno schiaffo salutare e che si affianca a tanti altri, usciti anche recentemente, che provano a scuotere il lettore. 
Non sono mai troppe le informazioni critiche che ci spingono a esercitare di più e meglio, anche sul piano individuale, il nostro ruolo di 'attori sociali', e non di semplici passivi spettatori, mostrandoci cosa accade quando deleghiamo a chi pensa per noi le scelte che dovrebbero restare nostre e ci limitiamo ad applaudire il film girato al posto nostro da altri 'su' di noi.
Per questo autori come Tommaso Cerno vanno ringraziati: la cittadinanza si impara anche dai libri. Anche se tutti sappiamo che nessun libro, ovviamente, senza volontà e impegno cosciente di chi legge, fa diventare cittadino un suddito.

*** Massimo Ferrario, per Mixtura

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... siamo nati davvero con la camicia nera. C’è un filo conduttore che unisce il fascismo “a noi”, proprio come era il saluto ai tempi del Duce. A noi del fascismo è giunto più di quello che vogliamo ammettere. Un’eredità che arriva dritta nell’epoca di Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Un’eredità che non si manifesta nell’esibizione di simboli e bandiere, ma nei piccoli gesti, nei modi di pensare, nelle abitudini malate del nostro Paese che non mutano con i governi. Abitudini che ritroviamo nel fascismo di Benito Mussolini, nei risvolti del regime e del carattere del Duce che facevano del fascismo e del suo capo, prima ancora che una dittatura e un dittatore, un modello d’Italia e di italiano, simili nei difetti al popolo. Difetti che non sono scomparsi, sono solo mutati di sembianza. E che ritroviamo ancora oggi. Se sappiamo dove andare a cercarli. (Tommaso Cerno, A noi. Cosa ci resta el fascismo nell'epoca di Berlusconi, Grillo e Renzi, Rizzoli, 2015)


... i grandi uomini che determinano la nostra storia rivelano nei momenti più importanti tutta la loro meschinità. La banalità della storia viene allora rimossa, cancellata. Gli italiani sono un popolo che ha scarsa memoria, che vive appiattito sul presente. Questa difficoltà a serbare il ricordo di ieri produce due effetti: una ideologica mitizzazione del passato più lontano e l’incapacità di riconoscere il mutamento delle maschere indossate dai protagonisti del passato più recente. 
Gli italiani, il popolo che non ha mai fatto una rivoluzione, hanno un concetto di “passione” assimilabile al tifo sportivo e rileggono gli spartiacque della storia come la moviola delle partite di calcio: tifando. È così impossibile costruire una memoria collettiva solida, ci si limita a una sfuggente e fumosa memoria basata sul conflitto dell’interpretazione di una storia che è sempre dubbiosa ed enigmatica, anche quando non lo è. Gli eventi di ieri sono condannati a ripetersi, usati come canoni per catalogare i fatti di oggi: le maschere di un eterno presente, la commedia dell’arte applicata alla storia. 
La destituzione di Mussolini non è infatti un dramma shakespeariano, bensì pirandelliano: in quella che ha l’apparenza di una convulsa giornata politica, come tante ne avvengono, si consuma l’inevitabile prodotto di una lunga, grave crisi di un regime che non è riuscito a essere all’altezza della maschera che aveva deciso di portare.  (Tommaso Cerno, A noi. Cosa ci resta el fascismo nell'epoca di Berlusconi, Grillo e Renzi, Rizzoli, 2015)


Il fascismo fu anche questo. Ipocrisia, faciloneria, fu la lente di ingrandimento di un Paese pronto a stare dalla parte di chi vince, dalla parte di chi comanda, dalla parte di chi grida più forte. Proprio com’è oggi, nonostante siamo inseriti a pieno nelle democrazie occidentali, forse anche troppo cerimoniose e arcaiche nei loro merletti per i tempi che corrono. 
Siamo fatti così, noi italiani. E ce lo portiamo dietro come un’impronta digitale. Sta nel nostro DNA farci attraversare dalla nostra storia. Lo si vede bene proprio oggi, seguendo il circo mediatico che gonfia e sgonfia i fatti e le dichiarazioni politiche con la velocità con cui esplode fra le labbra la bolla di un chewingum.  (Tommaso Cerno, A noi. Cosa ci resta el fascismo nell'epoca di Berlusconi, Grillo e Renzi, Rizzoli, 2015)
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