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venerdì 9 ottobre 2015

#SPILLI / Leader, grandi e piccoli (M. Ferrario)

(dal web, via linkedin)

Vero: «I grandi leader costruiscono la loro leadership sui piccoli dettagli».
Dipende però da quali sono le intenzioni dei leader. E da quanto questi 'piccoli dettagli' sono attentamente studiati, come fa chi progetta una campagna di marketing.
Non voglio parlare del papa: voglio solo prendere spunto da questa foto, e soprattutto dalla frase che la commenta e che vuole generalizzare il tema della leadership.
Sto a questo livello: escludo il papa e penso ad ogni leader, imprenditore o politico che sia.
Specie oggi, mi pare evidente che il grande rischio (in alcuni casi la certezza) di una leadership 'che piace' è il populismo: e il populismo si alimenta, anche, mettendo in atto piccoli gesti che piacciono alla gente cui piacciono.
Il punto non è l'applauso: se il leader è leader, l'applauso è (spesso) una conseguenza. 
Ma, appunto, è ('deve' essere) una conseguenza. Tra l'altro neppure automatica. 
Se il leader ha come fine fondamentale del suo agire il suscitare e il raccogliere l'applauso, non è un leader, ma un semplice seguace del contesto: uno che va dove lo porta la 'ggente'. 
E nulla è più pericoloso di un demagogo: che per soddisfare il suo bisogno esasperato di affermazione (un misto di narcisismo e voglia di potere personale) insegue il contesto, strumentalizzandolo ai suoi fini.
Il passato è pieno di leader di questo tipo. E sappiamo pure dove ci hanno portato, tra gli applausi generali ed entusiasti di folle più o meno oceaniche e di fedi più o meno immarcescibili.
Se ci guardiamo attorno, vediamo che anche nel presente non mancano leader simili.
Io li chiamo 'tossici'. Basterebbe che smettessimo di applaudirli e si affloscerebbero. 
Coglieremmo due risultati in uno: noi usciremmo dalla droga e loro finirebbero 'rottamati'.
Finalmente.

*** Massimo Ferrario, per Mixtura

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