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giovedì 29 ottobre 2015

#MOSQUITO / Coesione, il suo mito (Luciano Canfora)

Il processo è stato abbastanza lineare:
(1) - si abroga il principio proporzionale e si innesca il maggioritario (più o meno totale) in omaggio alla religione idolatrica del bipolarismo; 
(2) - bipolarismo significa necessariamente penalizzazione delle ali dette pomposamente ‘estreme’ e convergenza al centro dei due «poli»; 
(3) - il perseguimento di tale ‘conquista’ ha come effetto la crescente rassomiglianza tra i due po-li, i quali infatti rinunciano ben presto a chiamarsi destra e sinistra, e adottano una formula (centro-destra versus centro-sinistra) che almeno per il 50% ribadisce la coincidenza, se non identità, dei due cosiddetti «poli»; 
(4) - quando questo processo è finalmente compiuto, si constata che la ‘via d'uscita’ dal grave momento nazionale e mondiale è la «coesione»; 
(5) - a quel punto l'idolatrato bipolarismo non so-lo boccheggia ma viene senz'altro archiviato, e l'operazione appare agevole (o almeno fattibile) perché la marcia dei poli verso il centro ha dato finalmente i suoi frutti, e infatti - come ci viene ripetuto - sulle ‘co-se fondamentali’ si deve andar tutti d'accordo! 
(6) - a questo punto i teorici del ‘superamento’ della distinzione destra/sinistra in quanto concetti obsoleti possono esultare. E difatti esultano. È impressionante che, in Italia, inconsapevoli della gaffe lessicale, alcuni si dispongano addirittura a dar vita ad un 'Partito della Nazione' (il partito fascista si chiamò per l'appunto «nazionale», e «nazionali» erano detti i seguaci di Franco, mentre 'socialista-nazionale' era il partito del 'Führer'; 
(7) - l'effetto della progressiva assimilazione tra i due poli culminata nella «coesione» è il non-voto di coloro che non si riconoscono nel-la melassa. Ma questo non preoccupa l'ormai «coesa» élite, passata giocosamente attraverso la dedizione ad entrambe le ideologie (bipolarismo prima e coesione poi). Anzi, si gioisce ulteriormente perché si può sperare, procedendo per questa strada, di raggiungere i record delle cosiddette ‘grandi democrazie’ dove - come negli USA - vota meno della metà degli aventi diritto. Anzi i più sfacciati dicono che il fenomeno del non-voto è un segno di maturità della democrazia. 

*** Luciano CANFORA, 1942, docente di filologia classica, storico, saggista, «E’ l’Europa che ce lo chiede!». Falso!, Laterza, 2012.


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