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mercoledì 30 settembre 2015

SPILLI / Noi, e Adamo ed Eva (M. Ferrario)

Ci siamo dimenticati del peccato originale, dicono i cattolici. E qualcuno aggiunge: perché questo significherebbe dover ammettere il Salvatore. 
Anche un laico non credente come me può convenire. 
E’ vero: Adamo ed Eva non ci parlano più. La loro storia appare, a noi occidentali del XXI secolo, solo come loro: un piccolo episodio privato. Neppure più un mito. 
E forse anche per questo stiamo perdendo l’anima. 
Eppure, nel momento in cui Eva ha spinto Adamo a mangiare il frutto proibito e insieme lo hanno mangiato, noi siamo nati all’umanità. Quell’atto originario è stato un atto fondativo pesantissimo, che ha segnato e continua a segnare il nostro destino di esseri umani: un peccato, per i cattolici, una scelta necessaria di vita - di umanità -, per i laici. 
Che sia proprio per questo che lo allontaniamo dalla mente?
Per non dover tirare le conseguenze: logiche, inoppugnabili, rigorosissime. Perché non si tratta di espiare, bensì di pagare
Adamo ed Eva, decidendo di esistere come soggetti, hanno scelto anche per noi e per i nostri discendenti. Con loro è cominciato il nostro divenire di uomini: e il compito di questo divenire ci è stato marchiato addosso nel momento stesso in cui la trasgressione ci ha fatto nascere al mondo. 

L’inconscietà di chi è oggetto è gratuita, ma la consapevolezza ha un costo: non una tantum, continuo. 
La colpa può suggerire un Salvatore: perché venga alleviata l’espiazione. 
Ma una libera scelta è più esigente: ci obbliga ad essere, ognuno di noi, salvatore di se stesso.

*** Massimo Ferrario, 2000-2015, per Mixtura

Pieter Paul RUBENS, 1577-1640, pittore fiammingo
Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre, 1599-1600

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