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lunedì 21 settembre 2015

#MOSQUITO / Dignità e coerenza (Ferruccio Parri)

Ferruccio Parri


(...) contro il fascismo non ho che una ragione di avversione: ma quest'ultima perentoria ed irriducibile, perché è avversione morale; è, meglio, integrale negazione del clima fascista.

** Ferruccio PARRI, 1890-1981, politico, antifascista partigiano, primo Presidente del Consiglio nel 1945, deposizione resa ai giudici del tribunale di Savona nel 1927 per difendersi dall'accusa di "cooperazione alla preparazione ed all'esecuzione dell'espatrio clandestino per motivi politici", citato da Maurizio Viroli, La coerenza assoluta come unico stile di vita, 'Il Fatto Quotidiano', 18 settembre 2015

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Ma voi ed essi dovete intendere che decisioni come queste appaiono di lieve momento solo a chi le consideri con una disinvoltura morale, cui sono per costituzione negato; che decisioni come queste involgono lo stile di un uomo, il suo modo di vivere, la sua ragione anzi di vivere, di fronte alla quale affetti ed amicizie devono per necessità rimanere al secondo piano. Per risolvermi a decisioni contrarie al mio modo di essere bisognerebbero intervenissero circostanze eccezionali e gravissime che depreco con tutto l'animo. (...)
La coerenza per me non è una parola vana, un suono vuoto di senso. Forse l'orgoglio può essere un lusso non concesso alla mia povertà: ma è un lusso interdetto anche questa coerenza morale? Domanda che mi conturba fortemente per i riflessi che voi e più gli amici potete immaginare. Comunque poiché è in gioco non una questione di orgoglio, ma una questione di vita - e torniamo come un circolo chiuso al punto di partenza - non mi è possibile decidere diversamente: sono quindi disposto ad ogni sacrificio pur di non compiere mai nessun atto che sconfessi la mia opera, il mio passato, che giudichi contrario al mio onore, cioè alla mia legge di vita.

*** Ferruccio PARRI, 1890-1981, politico, antifascista partigiano, primo Presidente del Consiglio nel 1945, lettera alla madre del 21 gennaio 1929, nella quale rifiuta di chiedere la grazia e abbandonare la lotta antifascista, citato da Maurizio Viroli, La coerenza assoluta come unico stile di vita, 'Il Fatto Quotidiano', 18 settembre 2015

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Fu una inquieta notte, non nelle mie abitudini, come se dov'essi anch'io fare i conti finali con la vita. Ma sapevo abbastanza per non meravigliarmi più della viltà naturale degli uomini, così che anche la guerra e quella trista guerra si intesseva di un gioco di scarico di responsabilità, aggravato spesso, in quelli che stanno in alto, dalla ipocrisia e dalla prepotenza. Ma io, col mio orgoglio di fondo, che parte mi prendevo, che figura facevo? Dovevo obbedire ai generali o sparare contro i generali? Una riflessione ormai matura mi aveva insegnato a guardarmi da giudizi avventati sui grandi complessi sociali, avventure e sbandamenti. Ero una pedina. Allora un inganno stupido? Come conciliare la chiarezza che desideravo nel pensiero e nell'azione, con la consapevolezza della mia ingenuità ma col rifiuto della stupidità? Quale era il Dio che mi impediva quella mattina di appiattirmi, di mandare al macello i soldati, di mandare avanti, al mio posto, il mio soldatino, anche lui con la mamma e il babbo che lo aspettavano? Il mio Dio non stava in cielo, non stava nella fede dei credenti, nei libri dei filosofi, non nella teorizzazione valida per tutte le genti umane. E spremi, spremi trovavo un solo semplice, non ragionabile ma inestirpabile, invito: 'sii in pace con tè stesso'.

*** Ferruccio PARRI, 1890-1981, politico, antifascista partigiano, primo Presidente del Consiglio nel 1945, un estratto sulla sua esperienza di ufficiale nella Prima Guerra Mondiale, citato da Maurizio Viroli, La coerenza assoluta come unico stile di vita, 'Il Fatto Quotidiano', 18 settembre 2015

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