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sabato 1 agosto 2015

#SPILLI / Professionisti e dilettanti (M. Ferrario)

(dal web, anche via linkedin)


Per non farvene sentire la mancanza, ecco una delle ultime citazioni anonime che ho incontrato in rete. 
Per la verità, è stranota e non gira solo su web: quelli che credono di fare gli spiritosi, come il 'mio' barista all'angolo, l'hanno pure appesa al muro.
Certo, quando una frase come questa (peraltro impaginata in modo sgradevole e, oserei direi, con scarsa... professionalità) addirittura appare in un network come LinkedIn, che dovrebbe essere affollato di professionisti, c'è da chiedersi di quali professionisti stiamo parlando.

Per carità, nessuna mitizzazione di chi per mestiere fa il suo mestiere: basta starci in mezzo e spesso verrebbe voglia di scappare. Ma non perché i professionisti non siano dilettanti. Perché spesso, troppo spesso, sono (siamo) troppo poco professionisti.
Peraltro, non intendo assolutamente sottovalutare il valore del dilettantismo: se questo significa provare diletto nel fare ciò che facciamo. Ne abbiamo bisogno: sia quando ci divertiamo (se no, come spesso capita, il divertimento è solo di facciata, sostanzialmente di tipo coatto), sia per essere più professionali. Per riempire il mestiere, e il prodotto che offriamo o il servizio che prestiamo, di motivazione intrinseca, per noi, e conseguentemente, di un sapere che abbia più sapore, anche per il cliente.

Ma chi l'ha detto che la professionalità debba essere confinata al freddo di un agire spassionato, fintamente neutro e puramente tecnico?
Ci vuole conoscenza, sapere, esperienza (anche l'improvvisazione è meno improvvisata di quanto appaia). Ma, ovviamente, ben vengano sentimento, passione, impegno, coinvolgimento, voglia gratuita di autorealizzarsi nel fare ciò che siamo chiamati a fare.
Non sono un optional: sono ingredienti indispensabili.

Mi spingo oltre: serve 'amore'.
Diceva mia nonna: «bisogna metterci amore nel fare le cose».
Sì, urgono 'professionisti innamorati': del loro lavoro, di ciò che fanno, del prodotto che costruiscono o del servizio che offrono.

Forse professionalità e innamoramento costituiscono un ossimoro. Uno dei tanti di cui faremmo bene a servirci. 
Perché gli 'innamorati-e-basta', magari si 'diletteranno' pure anche un sacco (loro, tra di loro); ma con i tempi complessi che viviamo e il livello di sapere che ci è necessario per stare al mondo in modo meno passivo e più 'governante', sono pericolosi.

E del resto, non crediamoci troppo: a Noè, al diluvio e, soprattutto, alla sua arca. Che sarebbe stata costruita da chi non sapeva come costruirla e voleva solo dilettarsi nel mettere insieme dei pezzi di legno.
Crederci è solo rassicurante, e perciò di moda.
Oggi lo chiamano storytelling. 
Niente di nuovo: significa semplicemente che ce la raccontano. 

*** Massimo Ferrario, Professionisti, e dilettanti, per Mixtura

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