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martedì 4 agosto 2015

#RITAGLI / Mediocrità, l'elogio (Pina Lalli)

(...) Nello scenario in cui si trovano i giovani, la quotidianità ordinaria fa apparire lontani i miti imposti dalla legge del liberismo ideologico, ma si resta intrappolati nell’immaginario che tende a sminuire e stigmatizzare il mediocre per esaltare il trionfo individuale dei (pochi) meritevoli. Persino nei reality show in cui l’ordinario dovrebbe essere protagonista, tende a prevalere il palcoscenico iperrealistico delle competizioni con tanto d’incitazione al voto, alla lode come alla denigrazione più bieca, fino alla messa in scena trionfale del vincitore (e alla gogna del perdente).

L’esigenza di posizionarsi bene nei rankings che sostengono l’impalcatura dei parametri di valutazione spinge gli stessi docenti, insieme alle loro scuole ed università, a dare sempre maggiore enfasi, da un lato, al merito e, dall’altro, alle customer statisfactions dei loro “clienti”, generando un circolo vizioso di conferma reciproca di percorsi sempre più standardizzati, e quindi di varie profezie che si auto-avverano.

Sempre più lontana appare l’affermazione secondo cui, ad esempio, il compito primario di un sistema di formazione pubblico sarebbe fornire ad ogni studente l'opportunità di sperimentare un percorso in cui gli/le sia possibile diventare una persona migliore nell’ambito di ciò che effettivamente può fare
«Colleges sell much more than just an education these days; they sell experiences. They provide students with countless resources and opportunities, all with the goal of shaping these students to be the best people that they can be» (Kasey Warner). 
«Una scuola che seleziona distrugge la cultura. Ai poveri toglie il mezzo d’espressione. Ai ricchi toglie la conoscenza delle cose» (Lorenzo Milani, Lettera a una professoressa).

Non varrebbe la pena fermarsi un attimo a riflettere? Anche solo per chiedersi come mai dovremmo inseguire soltanto le correnti della concorrenza competitiva in cui pochi riescono e molti cercano di farlo, dimenticando le radici di esistenza (e sussistenza) all'interno di una collettività, e dunque il diritto di tutti e non solo dei supposti meritevoli (o potenti)?

Le arene contemporanee sono forse diventate simili al circo dei gladiatori? L’imperium del parametro di merito prende il posto del pollice verso dell’imperatore romano? Una giostra infinita con ruoli scambievoli in cui non c’è più spazio per il pane ordinario, ma solo incessante e rinnovato gioco delle parti… (...)

*** Pina LALLI, docente dell'università di Bologna, dipartimento di Scienze politiche e sociali,  Elogio della mediocrità, 'linkedin.com/pulse', 1 agosto 2015

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