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giovedì 13 agosto 2015

#RITAGLI / Droghe, sballi, giovani e adulti (Michele Serra)

Una ragazza di sedici anni viene trovata morta su una spiaggia siciliana, di notte. I due amici che ne avevano segnalato il malore si sono poi dileguati.
Si collega a questa vicenda a quelle, recentissime, di due ragazzi stroncati da imprecisati intrugli chimici, o chimico-alcolici, in Romagna e in Puglia.
In realtà di queste morti sappiamo poco, così come sappiamo poco delle vite che le hanno precedute. E continuiamo a saperne poco anche quando l’autopsia o le indagini certificano che sì, è stata una morte per droga. C’è un momento della vita - l’adolescenza - illeggibile da chiunque non ne sia protagonista. Non che la lettura che ne danno gli stessi adolescenti sia molto più chiara o autorevole o credibile. (...)

Nell'impossibilità concreta di dire e di fare, in quattro e quattr'otto, qualcosa di sensato (ci sono terapeuti e psicologi che passano la vita a occuparsi di queste cose; e sono i primi a dire che non esistono ricette da spacciare), varrebbe forse la pena di farsi qualche domanda, più che sulle tare dell'adolescenza, su quelle della nostra vita sociale nel suo complesso. Per esempio sul dilagare pauroso delle dipendenze, tutte quante, ovvero l'incontrollata delega del proprio benessere, spesso anche della propria identità di persone, a sostanze o abitudini che diventano padrone incontrastate di milioni di vite: e non stiamo parlando solo dei ragazzini.
Le porcherie che girano ovunque, così capillarmente che parlare di "spacciatori" è una imprecisa scorciatoia giudiziaria per definire un traffico oramai anche del tutto amichevole, perfino di cortesia, dicono che l'argine della diffidenza verso gli eccessi è travolto da tempo. La misura e la cura di sé sono le sole possibilità di scampo e di guarigione che la società adulta potrebbe offrire ai più giovani, se non come valore assoluto, almeno come metodo alternativo all'ingordigia e all'indigestione (di tutto) come regola. Il bagordo è una tentazione di tutte le giovinezze, un rito di iniziazione. Se diventa diffusa abitudine di tutte le sere, o quasi, di tutti i locali, o quasi, il bagordo è solo imitazione del consumo compulsivo di qualunque cosa, a qualunque scopo, in qualunque situazione, che segna il ritmo della vita quotidiana.
Imparare a bastarsi, a stare bene con se stessi e magari stare bene con poco: anche questo significa diventare grandi. I famosi "no" che fanno crescere non sono tanto quelli che i genitori dicono, o dovrebbero dire, ai figli; sono quelli che ognuno di noi deve imparare a dire a se stesso per essere più libero e autonomo. Difficile avvicinarsi alla morte di questi poveri figlioli con le parole giuste, se già nella propria vita di adulto sfugge la giusta misura, l'indipendenza da sostanze, abitudini, ossessioni.

*** Michele SERRA, giornalista e scrittore, estratto da Gli sconosciuti, 'la Repubblica', 11 agosto 2015.

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