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venerdì 28 agosto 2015

#RITAGLI / Disoccupati, uno studio sui laureati (Stefano Feltri)

Chiara Binelli, economista dell’Università di Southampton, ha sondato 1,238 laureati tra il 2011 e il 2013. La studiosa italiana ha dovuto fermare la ricerca prima del Jobs Act, perché rimasta senza fondi

Basandosi sugli elenchi del consorzio interuniversitario Almalaurea, la professoressa Binelli ha spedito un questionario di 71 domande per raccogliere le classiche informazioni su età, famiglia, status sociale, ricerca del lavoro, ma anche per sondare le aspettative: che vita si aspettano questi giovani disoccupati? Quali attese hanno sul proprio stipendio eventuale futuro? Di solito a questo genere di questionari via email risponde il 10 per cento dei contattati. Alla professoressa Binelli invece l’85 per cento. Una percentuale che lei non aveva mai riscontrato.

“Ho costruito il mio set di dati, perché non esisteva niente di simile”, spiega: 1.238 giovani senza lavoro, laureati tra 2011 e 2013 in una delle 64 università che aderiscono ad Almalaurea. L’indagine si è svolta tra gennaio e febbraio 2015, cioè un attimo prima dell’entrata in vigore del Jobs Act e del contratto a tutele crescenti al posto di quello tradizionale a tempo indeterminato con l’articolo 18 sul reintegro in caso di licenziamento ingiusto. (...)

Che cosa c’è nella testa di questi disoccupati di alta gamma, che dopo almeno 18 anni di studi non riescono a trovare un posto? Il primo pensiero è come sarà il loro stipendio, quando ne avranno uno. Sono pessimisti ma, scopre la professoressa Binelli, hanno ragione a esserlo: si aspettano di trovare lavoro nei prossimi 12 mesi con una probabilità del 44 per cento, le statistiche dimostrano che la percentuale reale media è il 50, che scende al 39 nel Sud. Solo il 17 per cento si aspetta un lavoro a tempo determinato, lo avranno in 21 su 100. Non si attendono un reddito elevato, stimano 1.099 euro lordi mensili (ma solo il 60 per cento è disposto a lavorare per quella cifra). Nei fatti – dati Almalaurea 2013 – ne ottengono un po’ meno, 1.034.

Come incide questo poco allettante futuro sulle scelte di vita dei laureati? Chiara Binelli ha scoperto, con un modello econometrico, che le cicatrici sono profonde. E misurabili: “Un aumento della probabilità di trovare un lavoro con tutele adeguate dal 10 al 50 per cento fa aumentare l’intenzione di avere figli in futuro dal 68 al 71 per cento”. Le conseguenze sono anche sulla società nel suo complesso: se la probabilità di trovare un buon posto (con tutele adeguate) sale dal 10 al 50 per cento fa aumentare la probabilità di essere soddisfatti del “processo politico democratico in Italia” dal 6 al 10 per cento. Tradotto: più resti disoccupato, più diventi pessimista. E più sei pessimista, meno ti interessa la politica, perché sembra non poter cambiare le cose, e meno progetti ambiziosi per il futuro riesci a fare, come costruire una famiglia. (...)

*** Stefano FELTRI, giornalista, Disoccupazione, studio su giovani laureati senza lavoro: “Sono senza soldi, pessimisti e arrabbiati”, blog 'ilfattoquotidiano.it', 27 agosto 2015

LINK, articolo integrale qui

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