Due viaggiatori, a bordo di un pallone, da oltre un’ora sono immersi nelle nuvole.
Ovunque un bianco accecante: hanno perso l’orientamento e cominciano a preoccuparsi.
Non sanno dove dirigersi e sono costretti a lasciarsi trasportare dai venti.
Ad un certo punto, come d’incanto, dappertutto è cielo azzurro e sole: ogni nuvola è sparita e finalmente riescono a vedere la terra.
Ma il paesaggio è completamente diverso da quello che si attendevano.
«Le carte segnalano che dovremmo essere vicini a un lago», dice uno.
«Infatti», conferma l’altro. «Invece mi pare che siamo in collina e laggiù c’è un bosco. Dove siamo finiti?».
Armeggiano con il binocolo.
Su un sentiero che si snoda su un terreno pianeggiante, cammina lentamente un uomo, che sta per varcare il cancello di una piccola casa di campagna.
Si abbassano con il pallone sino a una decina di metri d’altezza: si sbracciano, lo chiamano.
«Buongiorno, signore, sa dirci dove siamo?».
L’uomo sorride. Trattiene lo stupore e risponde subito, cortese.
«Su un pallone».
I viaggiatori si guardano interdetti.
«Scusi, ma ci sta prendendo in giro?».
L’uomo è serio.
«Per nulla. Voi mi avete chiesto e io vi ho riposto. Del resto è il mio mestiere rispondere alle domande».
I viaggiatori imprecano sottovoce: proprio un tipo simile dovevano trovare.
E non si trattengono dal fare un po’ di ironia.
«Certo che sarà faticoso rispondere alle domande!».
L’uomo non sembra raccogliere lo sfottò.
«Infatti. Mi sto rilassando in questo fine settimana. Sono sempre in giro per il mondo. Lunedì riprendo il lavoro».
I viaggiatori, sempre più incuriositi, insistono.
«Immaginiamo che sarà molto apprezzato il suo lavoro».
L’ironia non viene colta.
L’uomo pare avere un momento di sconforto.
«Non sempre, per la verità. Qualcuno ogni tanto dice che quelli come me danno informazioni che non servono».
I viaggiatori si guardano di sottecchi. Condividono un risolino.
Poi stuzzicano: «E’ una critica che possiamo capire...».
Infine non resistono: «Be’, allora a questo punto ci deve dire qual è il suo lavoro...».
All’uomo scappa un sorriso: «Non l’avete capito?».
I viaggiatori si cercano con gli occhi, complici.
«Veramente no».
L’uomo è serissimo. Ha recuperato l’attimo di scoramento.
«Allora è proprio vero che c’è bisogno di gente come noi. Vuol dire che non è così scontato il nostro mestiere».
Lo dice con orgoglio.
I viaggiatori incalzano: «Come chi, scusi?».
L’uomo assume un piglio fiero.
«Io faccio il consulente».
*** Massimo Ferrario, 2013-2015, per Mixtura. Riscrittura di una storiella diffusa in internet.
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