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mercoledì 8 luglio 2015

#RITAGLI #LINK / Niente cure per gli italiani che si ammalano (Roberta Carlini)

Il maggior killer al mondo, e non più nel terzo mondo. Né più confinato nella periferia e nei margini. Con la crisi e l’aumento del numero dei poveri assoluti, e la parallela riduzione delle prestazioni sanitarie pubbliche, il confine tra povertà e benessere è diventato spesso confine tra malattia e salute. Ma così come è cambiata la povertà, sono cambiate anche le sue malattie. (...)

Secondo l’Istat, dal 2005 al 2013 le visite dal dentista delle famiglie italiane sono diminuite del 30%. Nel complesso, la spesa mensile media familiare legata alla sanità è scesa, dal 2008 al 2013, del 9%. Una riduzione che ha colpito tutte le fasce di spesa delle famiglie, dalle più povere alle più ricche. Ma che, ai piani più bassi, è arrivata all’osso. (...)

La disuguaglianza di salute non passa solo per nazionalità, reddito, età. Ha anche un’altra determinante cruciale: il posto in cui si risiede. Molte regioni, infatti, hanno smesso di erogare i livelli minimi di assistenza per i programmi di rientro dal debito. Livelli minimi dentro i quali, nella proposta dell’attuale ministra Lorenzin, il poco che c’è di cure odontoiatriche è adesso messo in discussione.
Così, i poveri di salute sono tali non solo perché non hanno le conoscenze, i soldi e le condizioni per prevenire e per curarsi, ma anche perché restano del tutto fuori da uno stato sociale sanitario che si voleva universale. Anzi, molto spesso negli ambulatori volontari o solidali i pazienti arrivano su indicazione delle Asl o perfino del pronto soccorso, non sapendo come aiutarli altrimenti. La novità è che adesso arrivano tanti italiani. Nell’ambulatorio di medicina solidale di Tor Bella Monaca, la percentuale è 30 a 70: trenta italiani per settanta stranieri. “Da tre-quattro anni le famiglie italiane hanno cominciato a presentarsi anche alla distribuzione dei pacchi-cibo. Vengono le donne, per lo più”, raccontano. (...)

A metà 2014 l’Istat ha pubblicato un rapporto sulla “tutela della salute e accesso alle cure”, che traccia un bilancio delle grandi tendenze dal 2005 al 2013. Viene fuori che il peggioramento relativo delle fasce più povere della popolazione non ha impedito che, in quegli anni, migliorasse nella media la salute fisica, anche grazie ai progressi nella ricerca e nelle cure. Mentre è netto il peggioramento della salute mentale: quest’ultimo diminuisce in media di 1,6 punti, si legge in quel rapporto. In particolare sono a rischio i giovani fino ai 34 anni (-2,7 punti), soprattutto maschi, e gli adulti di 45-54 anni (-2,6). E sono molto colpiti dal peggioramento degli indici di salute psicologica gli stranieri, donne e uomini. (...)

*** Roberta CARLINI, giornalista, Gli italiani malati che non riescono a curarsi, 'internazionale.it', 7 luglio 2015

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