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martedì 26 maggio 2015

#SPILLI / Correggere il pensiero e tanta allegria (beota) (Massimo Ferrario)



In rete compaiono quotidianamente carrellate di citazioni-fuffa, nello stile psicologistico-new-age che piace tanto a chi vuole vivere contento e senza problemi.

Due esempi qui sopra tra i tanti che pullulano.

Naturalmente simili frasi vengono cliccate a go-go. Il vuoto di pensiero piace e fa star bene.
Peccato che chi posta simili ciarlatanate (meglio se sono amerikane: hanno una creduta autorevolezza che produce l'inchino incorporato), o clicca entusiasta per farle girare, sia anche spesso (o doverebbe essere), almeno in alcuni network chiamati professionali, un professionista. Cioè uno che dovrebbe sapere usare un filtro nel respirare l'aria che ormai tutti siamo costretti a respirare. Ma anche lui, come la maggioranza di noi, o la crede pulita o ha smarrito i sensi di base per capirne la tossicità. 

Giuseppe Prezzolini, certo non un comunista, ma un reazionario intelligente, aveva fondato il club di 'chi non se la beve': gli apoti (*). Il contrario dei boccaloni.
Altri tempi. Quando ancora si sapeva distinguere. E si avevano le categorie per farlo.

Oggi beviamo tutto. E siamo capaci di trovare pulita anche l'aria che ci arriva dalle 'bassure' istituzionali di sedicenti leader di governo che quotidianamente ci invitano a 'stare sereni'. E a non frenare l'immarcescibile e luminoso cambiamento progressivo in atto, anche solo richiamando quella 'dura realtà' che in genere non concorda con l'illusionismo e le magie dei prestigiatori in carriera.

Purtroppo è diventata cultura comune credere che basti dire che un problema non è un problema per cancellare il problema.
Addirittura ormai ci sono manager (e consulenti) che demonizzano la parola 'problema': imponendo ai 'collaboratori' (sempre più voluti 'dipendenti' e premiati se 'obbedienti') di sostituirla con 'opportunità'. Per non deprimersi, naturalmente. E restare 'proattivi': un termine che gli piace tanto, perché ancora non hanno capito che basterebbe essere 'vivi' per avere l'intelligenza, prima di parlare o di agire, di comprendere il contesto.

Verrebbe da dire: provate a dire ai disoccupati che la disoccupazione non è un problema, colpevolizzandoli perché non correggono il pensiero e facendogli credere che è per questo che sono disoccupati. O provate a dirlo a chi muore di fame: colpevolizzandolo perché continua a pensare di avere fame e facendogli credere che è per questo che ha la pancia vuota.

Ma chi sperasse, dando questo consiglio, in una sana reazione con i forconi, oggi, sarebbe deluso. Ormai pure disoccupati e affamati concordano. Ti direbbero che ci provano, a cambiare i loro pensieri. Ma sono sinceramente dispiaciuti: disoccupazione e fame restano lì, non se ne vanno. Ci dev'essere qualcosa di sbagliato in loro: e se qualche 'professionista' li aiutasse a pensare meglio, magari anche con un po' di mindfulness, loro sarebbero disponibili a imparare. Purché non gli si chieda (non 'ci' si chieda) di provare a cambiare, anche soltanto un pochino, ciò che sta fuori di noi.

E' lo psicologismo, bellezza. Da non confondere con la psicologia. 

Che resterebbe una cosa seria se non fosse finita in mano a troppi autoproclamati psicologi che hanno un solo occhiale per leggere il mondo: quello psicologico. Per giunta con la lente sfocata e malamente indossato.

Ma chiedo scusa: so che potrei essere accusato di essere caduto nella (sterile) polemica. Oppure di peccare di demagogia verso chi è escluso per colpa sua. Insomma di essere un 'disfattista' che compie il peggior reato oggi immaginabile: quello di 'lesa serenità'.

'No lamenti e tristezza, grazie'. Stare allegri è un dovere. 
Avanti i beoti.

*** Massimo Ferrario, Correggere il pensiero e tanta allegria (beota), per Mixtura
(*) Il termine fu coniato da Giuseppe Prezzolini (1882-1982) in una lettera pubblicata nella rivista La Rivoluzione liberale (n. 28, 28 settembre 1922), nella quale criticava la politica del tempo. Secondo Prezzolini, la Società degli apoti, a cui idealmente si era iscritto, era composta da coloro che si sottraggono al «tumulto delle forze in gioco per chiarire le idee, per far risaltare i valori, per salvare sopra le lotte, un patrimonio ideale, perché possa tornare a dare frutti nei tempi futuri». L'espressione venne ripresa da Indro Montanelli (1909-2001)
http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Prezzolini

*** Massimo Ferrario, Correggere il pensiero e tanta allegria (beota), per Mixtura


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