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sabato 16 maggio 2015

#FAVOLE & RACCONTI / I portatori (Massimo Ferrario)

Un esploratore occidentale sta attraversando una zona impervia del Centro Africa. 
Non ci sono strade e avanza con un gruppo di portatori neri lungo una pista che ogni tanto si trasforma in un sentiero quasi impraticabile in mezzo alla foresta. 
Dallo studio della mappa, ha pianificato l’arrivo al primo centro abitato per la serata di domani. Ma il percorso si è rivelato più accidentato e difficoltoso del previsto. C'è il rischio di dover impiegare una giornata di cammino in più.
Ormai è da una settimana che stanno camminando. 
L’esploratore incita gli uomini ad accelerare il passo. E gli uomini si danno da fare, con disponibilità e generosità: recuperano le miglia previste e la sera si sono riallineati con il programma.

Ancor prima dell’alba dell’ultima tappa, l’esploratore è già in piedi, pronto per la partenza. 
Pregusta, finalmente, l’arrivo.
L’erba alta ondeggia al vento, l’aria risente ancora del freddo della notte, ma il sole tra poco sarebbe esploso in cielo. Si annuncia una giornata infuocata. Bisogna mettersi in moto al più presto.

I portatori sono già svegli. Seduti, come in meditazione, guardano il cielo che sta aprendosi alla luce. Immobili. Silenziosi. Fissano l'orizzonte.
L'esploratore si aspettava che ancora dormissero, stanchi per le camminate dei giorni precedenti.  Era già pronto a incitarli alla sveglia.
Si rallegra: meglio così, non c'è che da partire.
Ma i portatori restano immobili. Pare che non abbiano neppure visto l'esploratore che si sta muovendo attorno a loro.
Decide allora di sollecitarli, scherzando un po'.
«Allora, facciamo i pigri...?! Dobbiamo andare. E’ l’ultimo giorno. Poi la fatica è finita. Alzatevi, caricate i bagagli e partiamo. Stasera arriviamo e sarà festa per tutti. E oggi, proprio per ringraziarvi dello sforzo della settimana, paga doppia per ognuno.» 

I portatori continuano a fissare l'orizzonte. Immobili e silenziosi.
L’esploratore non capisce. 
«Cosa è successo? E’ l’ultima tappa. Stasera saremo al villaggio. Cosa vuol dire questo comportamento? Se non partiamo non arriviamo. Non vi interessa arrivare, finalmente, a destinazione?».
Nessuna reazione.
L'esploratore è spiazzato. Non sa cosa fare. Insiste: sollecita tutti a caricarsi sulle spalle i pacchi e gli zaini e a rimettersi in cammino.
«Su, non c'è tempo da perdere. Siamo alla fine del viaggio, ma il viaggio non è ancora finito. Se non ci muoviamo rischiamo un'altra notte di accampamento».
Anche questo sollecito viene ignorato.
Trascorrono minuti.
L'esploratore fa capire che sta perdendo la pazienza.

E' allora che il capo dei portatori si alza in piedi, mentre tutti gli altri restano seduti a guardare il sole che ormai sta inondando il campo.
E’ cortese, ma fermo. E risponde per tutti: 
«Ieri e anche l’altro ieri ci hai fatto affrettare. Noi abbiamo ubbidito».
«Infatti», risponde l’esploratore. «Di questo vi ringrazio. Appunto per ciò adesso non dobbiamo perdere il tempo che abbiamo guadagnato. O mi volete dire che siete stanchi? Anch’io lo sono e non ne posso più di giungere a destinazione. Quando ci arriveremo, faremo festa. E ci riposeremo, finalmente».

La voce del capo dei portatori è fiera. 
«Non siamo stanchi, signore».
L'esploratore è disorientato.
«Non siete stanchi? E allora, perché non partiamo?». 
«Non è bene partire, signore».

L’esploratore è sempre più interdetto.
«Non capisco: perché non è bene partire?»
«Ora siamo confusi. Dobbiamo aspettare».
«Siete confusi? E perché siete confusi?».
«Abbiamo camminato molto in questi giorni. Troppo. E siamo arrivati sin qui. Ora dobbiamo attendere».

L’esploratore non riesce a nascondere lo sconcerto.
Quasi indispettito, non si accorge di aver alzato la voce:
«Ma attendere cosa?».
La risposta è calma, paziente. 
Il capo dei portatori sembra misurare le parole. Il tono è di chi non ammette repliche.
«Tu hai voluto camminare troppo velocemente. Noi abbiamo detto ai nostri corpi di andare veloci. I nostri corpi sono arrivati sin qui. Adesso c’è bisogno che arrivino le nostre anime». 

*** Massimo Ferrario, 2013-2015, per Mixtura - Riscrittura di un racconto antico, diffuso in più versioni.

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